28 marzo 2024
Aggiornato 11:30
In oltre duecento radunati a Piazza della Liberazione

Manifestazione a Bengasi per chiedere l'applicazione della Sharia

Jalil: La Sharia sarà in futuro la principale fonte di legislazione della Libia. Intanto il CPI conferma «contatti informali» con Saif al Islam

BENGASI - Più di duecento uomini hanno manifestato a Bengasi (est) per chiedere che la sharia (legge islamica) sia la base della legislazione della nuova Libia.
«Il Corano è la base e la nostra costituzione deve essere basata sulla sharia», hanno sottolineato i manifestanti raccolti a Piazza della Liberazione, da dove è partita a metà febbraio la contestazione popolare che è diventata un conflitto armato e ha messo fine a 42 anni di regno ininterrotti di Muammar Gheddafi. «Siamo un Paese musulmano e la nostra costituzione deve riflettere le nostre credenze religiose», ha dichiarato Ahmed al Moghrabi, che guida la preghiera in una moschea di Bengasi. «Sono i nostri uomini che hanno fatto la rivoluzione, non l'Occidente», ha aggiunto.
«Sotto Gheddafi, (la sharia) non era applicata ufficialmente, ma nelle nostre case la seguiamo, dunque le nostre mogli sono già abituate»: lo ha affermato Sabri Ali, uno degli organizzatori del raduno. «In Libia, ci sono tanti trentenni e quarantenni che non sono ancora sposati. E ci sono migliaia di vedove che hanno perso il marito al fronte contro Gheddafi. Potranno inoltre ricominciare una nuova vita», ha proseguito, facendo allusione alla poligamia, autorizzata dall'islam ma solo sotto determinate condizioni in Libia.

Jalil: La Sharia sarà in futuro la principale fonte di legislazione - In occasione della proclamazione della «liberazione» totale della Libia domenica sulla piazza di Bengasi, tre giorni dopo la morte di Muammar Gheddafi, il presidente del Consiglio nazionale di transizione (Cnt), Mustafa Abdel Jalil, ha ripetuto che la sharia sarà in futuro la principale fonte di legislazione. Queste dichiarazioni hanno suscitato preoccupazioni, principalmente nei Paesi occidentali e fra le donne, che temono conseguenze per i loro diritti.

Il CPI conferma «contatti informali» con Saif al Islam - Il procuratore della Corte penale internazionale, Luis Moreno-Ocampo, ha confermato «contatti informali» tra il tribunale e il figlio del Colonnello Gheddafi Saif Al-Islam, in merito a una sua ipotetica resa all'Aja.
«Abbiamo dei contatti in via informale con Saif Al Islam tramite alcuni intermediari», ha dichiarato il procuratore della Cpi, che lo vuole processare per crimini contro l'umanità. «L'ufficio del procuratore gli ha detto molto chiaramente che se si consegnerà alla Cpi, avrebbe il diritto di essere ascoltato davanti alla corte e sarà considerato innocente fino a prova contraria».
Secondo una fonte tuareg, Saif al Islam sarebbe entrato nel territorio del Niger e sarebbe entrato in contatto con i vertici delle forze armate del Niger nell'area di Agadez.