31 luglio 2025
Aggiornato 10:00
Al congresso laburista è nata una star

I boomaker incoronano il 16enne Weal: Premier Labour entro il 2040

Ha solo 16 anni, ma il suo piglio e le sue parole hanno infiammato, poi conquistato il congresso laburista, che gli ha tributato una standing ovation

LONDRA - Ha solo 16 anni, ma il suo piglio e le sue parole hanno infiammato, poi conquistato il congresso laburista, che gli ha tributato una standing ovation. In piedi, al termine del discorso del giovane Rory Weal, persino il leader dei Labour, Ed Miliband e il cancelliere dello scacchiere del governo ombra, Ed Balls. «E' stata un'esperienza surreale», hanno commentato i due politici, «ma è comunque bello ascoltare e poi applaudire dei giovani». I bookmaker sono già al lavoro e danno 25 a 1 che il teenager diventerà il leader dei laburisti entro il 2040 e 50 a 1 che diventerà primo ministro per quella data.

Rory, figlio di un dirigente d'azienda, gode di un percorso formativo privilegiato prima della separazione dei genitori nel 2008. Allora era studente alla Colfe's School di Lee, sud-est di Londra, scuola che è stato costretto ad abbandonare. I suoi compagni di classe - racconta il Telegraph - creano allora una pagina Facebook dal titolo Rory don't leave Colfe's (Rory non lasciare la scuola), alla quale il ragazzino risponde: «Mi scuso con tutti voi, io non voglio lasciare Colfe's, ma devo farlo».
Dopo il trasferimento in un quartiere meno agiato a causa di gravi difficoltà finanziarie, Rory si iscrive alla Oakwood Park Grammar School di Maidstone, dove è promosso con il massimo dei voti in tutte le materie. «E' un ragazzo molto brillante e ambizioso, che si interessa da tempo alla politica», ha spiegato il suo insegnante Kevin Moody. «Per questo gli abbiamo dato il permesso di partecipare al congresso, ed è la prima volta che accade che uno dei nostri studenti lo faccia».
«Non avevamo nulla, niente denaro, niente risparmi - racconta Rory Weal alla platea laburista, dove siedono anche la madre single e la sorella minore - Devo la mia sussistenza e quella della mia famiglia allo stato sociale, quello stesso welfare che viene spietatamente smantellato».