20 aprile 2024
Aggiornato 15:00
La guerra di Libia

I lealisti bloccano un ospedale: almeno 80 morti

A Tripoli, nel quartiere Abu Salim: trasferiti gli ultimi superstiti

TRIPOLI - L'orrore della guerra, in Libia, non risparmia nemmeno chi sta male e necessita di cure. Diciassette pazienti sono stati sgomberati da un ospedale di Tripoli, dove invece almeno ottanta persone - ma c'è chi parla di centinaia - hanno perso la vita per la mancanza di assistenza, dopo che per sei giorni combattenti filo-Gheddafi hanno preso il controllo della struttura.
Decine di corpi erano in stato di decomposizione, sotto il sole, in questo nosocomio del quartiere di Abu Salim, per quasi una settimana nelle mani dei lealisti. Cecchini fedeli a Muammar Gheddafi hanno tenuto a distanza chiunque tentasse di avvicinarsi, compresi feriti e personale sanitario. Lo hanno indicato gli stessi medici.

Giorno dopo giorno, i pazienti sono morti per la mancanza di cure, secondo le stesse fonti. Uomini della Croce Rossa hanno trasferito gli ultimi diciassette ricoverati, ancora vivi, fra i quali un bambino, verso altre strutture della capitale libica, mentre l'ospedale era ormai abbandonato. Questi pazienti aspettavano da giorni nell'ospedale, pervaso da un forte odore di cadaveri in avanzato stato di decomposizione. I corridoi vuoti erano cosparsi di sangue, mentre l'obitorio straripava letteralmente di corpi, ammassati anche a decine. In mancanza di celle frigorifere, una ventina di altri cadaveri sono stati lasciati sul prato circostante l'edificio. Un corpo è stato adagiato su una barella davanti all'ingresso delle emergenze, dove la Croce Rossa ha assistito i pazienti e i feriti. «E' un disastro. Non ci sono più medicine nell'ospedale, non c'è più personale medico. Tutti sono andati via per timore dei cecchini», ha confessato Mohammed Younes, studente in odontoiatria riciclatosi infermiere. Secondo il giovane, numerosi altri cadaveri sono stati già portati via. «Non abbiamo scelta, sono morti a centinaia negli ultimi giorni», ha aggiunto.