28 agosto 2025
Aggiornato 00:30
La guerra di Libia

Jalil: «L'epoca di Gheddafi finita»

«Il sarà rais processato in patria. Il nuovo Paese fondato sui principi di libertà, uguaglianza, fraternità»

TRIPOLI - «L'epoca di Gheddafi è finita, anche se tutto si concluderà soltanto con la sua cattura e con la sua condanna per i crimini che ha compiuto». Lo afferma il presidente del Consiglio nazionale di transizione, Mustafa Abdel Jalil, in un'intervista a Repubblica, oggi in edicola, sottolineando che «il rais» e «la sua banda» saranno giudicati in patria «con un processo giusto».
L'ex ministro della Giustizia di Gheddafi racconta di essersi «dimesso per la ferocia con cui il colonnello volle reprimere i moti a Tripoli. Quando ordinò ai soldati di sparare sulla folla disarmata decisi che non avrei ricoperto quell'incarico per un solo giorno ancora. Giunsi a Bengasi e mi misi a disposizione degli insorti».

Jalil non nasconde il timore di vendette e di un bagno di sangue tra i libici. «Ho paura che qualcuno possa applicare la legge del taglione, magari chi ha perso un figlio o un fratello nelle galere di Gheddafi», dice. «Ho chiesto espressamente ai nostri uomini... di risparmiare cose e persone e soprattutto di non infierire sugli ex nemici,... di non farsi giustizia da soli», precisa.

Sulla nuova Libia, il presidente del Cnt ha le idee chiare. «Dovrà essere un Paese diverso dal passato e fondato sui principi di libertà, uguaglianza e fraternità», afferma. «La nuova Libia avrà forti relazioni con gli altri Paesi, basate sul mutuo rispetto e la cooperazione. Saremo un membro effettivo della comunità internazionale e rispetteremo tutti i trattati presi in precedenza...La Libia del dopo Gheddafi avrà relazioni speciali con i Paesi che hanno sostenuto la nostra lotta di liberazione dal suo inizio, tra questi ovviamente, figura anche l'Italia».
«Tra otto mesi si terranno le elezioni legislative, parlamentari e presidenziali», prosegue Jalil. «Vogliamo un governo democratico e una costituzione giusta. Soprattutto non vogliamo più essere isolati dal mondo come lo siamo stati fino ad ora», sottolinea.