19 aprile 2024
Aggiornato 18:00
Rivolta in Libia

Torna Saif al Islam, il covo di Gheddafi sotto assedio

Ribelli vicini alla residenza del rais; almeno due morti. Da parte sua, la Nato ha sottolineato oggi come la missione non sia finita

TRIPOLI - Violenti combattimenti sono ripresi oggi a Tripoli attorno alla residenza di Muammar Gheddafi, Bab al Aziziya, dove questa mattina è ricomparso il secondogenito del colonnello, Saif al Islam, sfidando i ribelli di Bengasi, che ieri avevano annunciato il suo arresto. Scontri con lanciarazzi e artiglieria pesante sono scoppiati in tarda mattinata e i giornalisti alloggiati nell'hotel Rixos, poco distante da Bab al Aziziya, hanno riferito di forti esplosioni e di aerei, probabilmente Nato, che sorvolano la città. Un corrispondente di Sky News ha riferito di almeno due morti e diversi feriti, tra cui un bambino.

I ribelli sarebbero arrivati a 500 metri dall'ingresso di Bab al Aziziya, dove questa mattina è ricomparso Saif al Islam, sostenendo che gli insorti di Bengasi entrati nella capitale sarebbero caduti «in trappola». «Sono qui per smentire le menzogne - ha esordito, riferendosi alla notizia del suo arresto - Tripoli è sotto il nostro controllo. Che tutti stiano tranquilli. Va tutto bene a Tripoli». Il secondogenito di Gheddafi ha quindi dichiarato che il padre sta bene ed è a Tripoli. Fonti del Consiglio nazionale di transizione hanno detto ad al Jazeera che Saif sarebbe riuscito a sfuggire agli arresti, come anche il fratello Muhammad, catturato sabato sera, poco dopo l'ingresso degli insorti nella capitale.

Da parte sua, la Nato ha sottolineato oggi come la missione non sia finita, ma «è chiaro che il regime di Gheddafi ha perso la sua presa e il controllo sulla capitale, anche se ci sono ancora bombardamenti, combattimenti e sacche di resistenza nelle zone tradizionalmente a lui fedeli». Oltre alle bombe, l'Alleanza atlantica ha cominciato oggi a lanciare volantini su Tripoli per invitare i soldati del regime a deporre le armi e a unirsi ai ribelli: «Smetti di combattere, torna dalla tua famiglia e servi il tuo Paese deponendo le armi, abbandonando il tuo posto e rispettando il diritto di tutti i libici di vivere in pace».