25 aprile 2024
Aggiornato 13:30
Nuovo leader ad interim

Un egiziano al potere, al-Adel divide al Qaida

Ha contro yemeniti e sauditi, dovrà promuovere la «baya»

IL CARIO - La nomina di Saif al Adel come nuovo leader ad interim di al Qaida rappresenta una consacrazione del ruolo chiave ricoperto dalla corrente egiziana all'interno della formazione terroristica. Secondo Noman Benotman - ex militante libico di al Qaida che ha recentemente rinunciato all'ideologia estremista e collabora adesso con il think tank britannico Quilliam Foundation - la scelta di al-Adel non sarebbe stata il risultato di una decisione del Consiglio della Shura di al Qaida, ma il frutto dell'accordo raggiunto da un gruppo ristretto di sei/otto leader dell'organizzazione estremista che si trovano attualmente nelle regioni al confine tra il Pakistan e l'Afghanistan. Al-Adel sarebbe già un esponente di spicco del gruppo qaedista nell'area, specie dopo il suo ritorno in Afghanistan - dove si troverebbe ancora - dopo il suo rilascio in Iran, nel 2002.

Quella del 50enne ex ufficiale delle Forze speciali egiziane, secondo alcuni esperti, sarebbe stata una scelta affrettata, compiuta per placare il nervosismo della comunità qaedista internazionale per la mancanza di un vero e proprio leader del terrorismo dopo l'uccisione, il 2 maggio scorso, di Osama bin Laden ad Abbottabad. Conosciuto anche con il nome di Muhamad Ibrahim Makkawi, la sua nomina alla guida di al Qaida potrebbe essere un modo per testare la reazione dei militanti della penisola arabica e preparare la strada alla leadership dell'egiziano Ayman al-Zawahiri. Un passaggio delicato e non facile: secondo gli esponenti sauditi e yemeniti della rete terroristica, infatti, il successore di Bin Laden dovrebbe provenire proprio dalla penisola arabica, la regione sacra a tutti i musulmani, e in particolare dallo Yemen, culla della mentalità tribale jihadista di al Qaeda.

Il problema principale di al-Adel sarà, secondo gli esperti, quello di fronteggiare l'enorme fuga di notizie sul network terroristico, che ha consentito tra l'altro alla Cia di individuare il nascondiglio di Osama bin Laden e organizzare il blitz in cui è stato ucciso. La nomina del leader egiziano permetterà comunque di iniziare quel processo di reclutamento alla fedeltà ad al Qaida considerato necessario per una ripresa organica e in grande stile delle attività terroristiche contro l'occidente. Un processo che sarà rivolto soprattutto a cellule affiliate, come quella yemenita nella Penisola arabica e nel Maghreb islamico. Un reclutamento che, in realtà, secondo gli esperti di antiterrorismo avrà come suo obiettivo prioritario la fedeltà - o 'baya' - all'immagine di Bin Laden e al suo carisma di leader, piuttosto che ad al Qaida stessa, allo stesso modo di quanto accadde per il Partito Nazista e Adolf Hitler.

Se al-Adel riuscirà nel suo intento è presto per dirlo. Il compito che ha di fronte non è facile. E dopo la morte di Osama, ad esempio, secondo la Cnn esiste una reale possibilità che al Qaida possa sfaldarsi. I primi ad 'uscire' potrebbero essere i talebani, alleati grazie al giuramento di fedeltà del Mullah Omar così come del comandante sul campo, Amir al Muminin. Una prospettiva, se compiuta, che potrebbe anche aprire nuovi orizzonti (di pace) in Afghanistan. La rinuncia dei talebani ai legami con al Qaida è proprio una delle condizioni poste da Kabul e dalla comunità internazionale per trattare una soluzione pacifica al conflitto.