Scontri, feriti a Bengasi. Oggi è «il Giorno della collera»
In carcere attivista, liberati invece 110 estremisti islamici tutti «hanno sposato il programma di riabilitazione, che prevede la rinuncia alla violenza e il loro reinserimento nella società libica»
TRIPOLI - Scontri, arresti, feriti. Forse due morti. La Libia ha vissuto, una prima ondata di proteste, in vista della Giornata della collera prevista per oggi. Ieri, invece, le piazze e le vie teatro degli scontri sono rimaste vuote, mentre su blog e social network si rincorrevano le notizie sugli incidenti.
Sarebbero trentotto le persone rimaste ferite negli scontri avvenuti ieri a Bengasi. Sostenitori del colonnello Muammar Gheddafi e polizia hanno caricato i manifestanti riuniti davanti a un commissariato, per chiedere la liberazione di un attivista. A manifestare, i familiari dei detenuti uccisi nel 1996 in una sparatoria nella prigione di Abu Slim, a Tripoli: secondo Human Rights Watch, furono almeno 1.200 i prigionieri uccisi dalle forze dell'ordine, in circostanze ancora poco chiare. Da anni le famiglie, di cui la maggior parte è originaria di Bengasi, non smettono di chiedere giustizia.
Gli scontri a Bengasi, secondo alcuni attivisti libici, avrebbero provocato due morti. La notizia si è diffusa su Twitter, ma non ci sono state conferme. Secondo queste fonti, la polizia avrebbe sparato sui manifestanti.
Intanto, arrivano le prime dichiarazioni ufficiali del governo libico sulle manifestazioni: «Non permetteremo a un gruppo di persone di andare in giro di notte e di giocare con la sicurezza della Libia» riporta la BBC online.
Le autorità hanno liberato ieri 110 detenuti, appartenenti al Gruppo islamico combattente libico (Gicl); sono così 360 i «prigionieri politici» rilasciati da marzo, appartenenti a diversi gruppi islamici; tutti «hanno sposato il programma di riabilitazione, che prevede la rinuncia alla violenza e il loro reinserimento nella società libica» ha reso noto la Lega libica dei diritti dell'uomo. Il programma di riabilitazione è stato voluto da Seif Al-Islam, figlio di Gheddafi. Il Gicl aveva riaffermato nel 2007 la sua determinazione a rovesciare il regime del Colonnello per rimpiazzarlo con uno Stato islamico radicale, prima di annunciare, nello stesso anno, l'affiliazione ad al-Qaida.
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