27 aprile 2024
Aggiornato 01:30
Vigilia di tensione

Sudan, oggi il referendum. Clooney: temo nuova guerra civile

L'attore da qualche giorno nel Sud del paese che oggi vota per l'indipendenza. Salva Kiir: «E' il momento che attendevamo» da 50 anni

JUBA - Alla vigilia del referendum in cui oggi il Sud del Sudan vota per l'indipendenza, George Clooney afferma di temere il ritorno di una guerra civile fra il Nord e il Sud. Clooney è da qualche giorno nel Sud-Sudan per avviare un progetto insieme all'Onu e ad alcune Ong volto proprio a prevenire una possibile guerra civile nel Paese all'indomani del voto, attraverso l'attivazione di una sorveglianza via satellite al confine tra Nord e Sud.

«Siamo dei guastafeste»: è quanto ha dichiarato scherzando oggi in una intervista all'Afp dal Sudan l'attore americano George Clooney, affermando di temere il ritorno di una guerra civile Nord-Sud, alla vigilia del referendum che potrebbe portare alla secessione del Sud-Sudan dal resto del Paese e alla divisione di uno dei più grandi Stati dell'Africa. Clooney è da qualche giorno nel Sud-Sudan per avviare un progetto insieme all'Onu e ad alcune Ong volto proprio a prevenire una possibile guerra civile nel Paese all'indomani del voto, attraverso l'attivazione di una sorveglianza via satellite al confine tra Nord e Sud.
Clooney si è anche recato a Abyei, regione contesa situata al confine fra Nord e Sud. L'accordo di pace che nel 2005 ha posto fine ad oltre venti anni di guerra civile fra il Nord, musulmano e arabo, e il Sud, cristiano, prevedeva anche un referendum sull'annessione di Abyei al Nord o al Sud. Ma profondi contrasti fra le due tribù locali, fanno temere a molti, fra cui a Clooney, che la situazione si avveleni al punto da portare il Nord e il Sud verso una nuova carneficina.

Ora la vigilia del voto secessionista si è tinta di sangue. Almeno quattro persone sono morte in un attacco condotto da uomini armati contro le forze del Sudan del Sud, in una zona petrolifera chiave nello Stato di Unity, ricco di riserve petrolifere.

In attesa dell'esito del referendum il presidente sudanese Omar al-Bashir, sul cui capo pende un mandato di arresto per crimini contro l'umanità emesso dalla Corte penale internazionale, ha ribadito ancora una volta che il Sudan meridionale non è pronto per l'indipendenza. «La stabilità del Sud è molto importante per noi perché una eventuale situazione di instabilità avrà un impatto sul Nord», ha detto Bashir. «Se c'è una guerra nella casa del tuo vicino non puoi stare tranquillo».
Parole che hanno fatto infuriare il presidente dello stato autonomo del Sud del Sudan, Salva Kiir, secondo il quale «non vi è un ritorno alla guerra. Il referendum non è la fine di una strada, ma l'inizio di una nuova. Non vi sono alternative alla coesistenza pacifica».

«E' il momento storico che i sudanesi del Sud attendevano», ha dichiarato il presidente di questa regione semiautonoma, Salva Kiir, dopo aver deposto la propria scheda nell'urna a Juba, capitale del Sud-Sudan.
Circa quattro milioni di abitanti del Sud del Sudan, ma anche quelli residenti nel nord o all'estero, sono invitati a recarsi alle urne per scegliere tra il mantenimento dell'unità o la secessione. I seggi hanno aperto alle 8 ora locale, le 6 in Italia e chiuderanno alle 17, le 15 in Italia. Lo scrutinio durerà sette giorni, per concludersi il 15 gennaio.
«E' l'inizio di un nuovo capitolo nella storia del Sudan, un capitolo molto importante», ha commentato il senatore americano John Kerry, presente a Juba.
Se i sudisti votano in massa al Sud, i seggi elettorali predisposti nel Nord del paese, dove sono iscritti al voto oltre 115.000 elettori, sono praticamente vuoti, secondo testimoni locali.