12 ottobre 2025
Aggiornato 11:30
Scontri e barricate

Algeria nel caos: dilaga la protesta contro il carovita

Stop a tutte le partite di calcio, sassi verso la polizia e bimbi in piazza. I timori dell'Europa: «No alla violenza». E nell'Africa del Nord ora scatta l'allarme

ALGERI - Dalla capitale Algeri, teatro ieri di violenti episodi di guerriglia urbana, le contestazioni dei giovani algerini contro il carovita, la disoccupazione e la carenza di alloggi si sono estese prima all'ovest, nella metropoli di Oran, e poi ad est, ad Annaba, risparmiata finora dai moti di protesta. «Urliamo, bruciamo e spacchiamo tutto, perché è l'unico linguaggio che riescono a capire», spiega un giovane del quartiere di Bab el Oued, considerato il focolaio di tutti i moti del paese maghrebino; «Non ne possiamo più di questa vita senza un domani», reclama Johnny, deciso a proseguire nella protesta.

Nella capitale, nel quartiere popolare di Belouizdad (Belcourt), nel pomeriggio gruppi di giovani hanno attaccato la polizia con pietre, petardi e bottiglie di vetro. Le forze dell'ordine, equipaggiate con armi pesanti, hanno risposto con cannoni ad acqua e gas lacrimogeni. «Cercano il martire», commenta un altro manifestante.

Un manifestante è stato ucciso in serata a M'Sila, a sud est di Algeri, dopo essere stato colpito da alcuni proiettili. Lo scrive il sito online del quotidiano algerino El Watan che cita fonti locali. La vittima è un giovane manifestante di 18 anni- negli scontri del comune di Ain Hadjel sono rimasti feriti anche tre agenti. Gli scontri tra manifestanti e forze dell'ordine sono proseguiti ancora in serata.

Ad Annaba sono scoppiati violenti incidenti dopo la preghiera del venerdì nel quartiere popolare detto del «gazometro»: centinaia di giovani hanno lanciato sassi contro gli agenti, dispiegati fin dalla vigilia a difesa degli uffici pubblici. I manifestanti hanno bloccato con barricate la principale arteria che porta verso il centro ospedaliero della vicina città di Lauriers-Roses.
Gli scontri sono ripresi anche ad Orano, la metropoli dell'ovest algerino, dove ieri erano stati saccheggiati diversi edifici pubblici. Gli scontri di oggi riguardano il quartiere di Petit-Lac, alla periferia della città.
Da oltre una settimana, gruppi di giovani sempre più numerosi, denunciano il loro «malessere», tanto a causa del rialzo dei prezzi dei prodotti alimentari e di prima necessità, tanto per la disoccupazione e la mancanza di alloggi. I giovani di meno di 30 anni costituiscono il 75% della popolazione algerina (35,6 milioni di abitanti).

Padre Albanese: «Ora la paura è che crisi arrivi in Marocco» - E' rivolta del pane in Algeria. Violenti scontri si sono verificati in Algeria, in seguito a quelli registrati in Tunisia. E ora il timore è che la crisi si allarghi ad altri Paesi. Padre Giulio Albanese, missionario comboniano, fondatore di Misna ed esperto del continente africano, spiega a TM News la situazione. «Sicuramente in tutto il Nord Africa c'è un profondo senso di insofferenza che viene naturalmente strumentalizzato. Che poi si tratti di formazione terroristiche, di movimenti studenteschi, di formazioni ribelli, di povera gente che non riesce a sbarcare il lunario, la verità è che c'è una questione economica. Tanta gente - afferma padre Albanese - non riesce a far fronte a quelli che sono i problemi della vita quotidiana».
Per il missionario «un po' tutti i paesi del nord Africa stanno attraversando momenti difficili e c'è un forte malcontento soprattutto nei ceti meno abbienti che in molti casi rappresentano la stragrande maggioranza della popolazione. È il caso dell'Egitto, ma anche della Tunisia, dell'Algeria e perchè no anche del Marocco. C'è un diffuso senso di malessere che a mio avviso ha però una matrice socio-economica. Il paradosso è evidente. Stiamo parlando di nazioni che hanno fonti energetiche, con grandi potenzialità - conclude padre Albanese - che però non riescono a rispondere a quelle che sono le istanze della gente. E da questo punto di vista io credo che il tema abbia a che fare ancora una volta con quelle che sono le relazioni tra nord e sud del mondo, ovvero tra Paesi ricchi e Paesi in via di sviluppo».