29 marzo 2024
Aggiornato 16:00
Iran

Insulti alla Bruni, tensione Parigi-Teheran

Il quotidiano ultra-conservatore Kayhan: «Una prostituta italiana che merita di morire», ma il governo iraniano prende le distanze

TEHERAN - Dopo averla definita «prostituta», oggi un giornale iraniano ha rincarato la dose e ha dichiarato che Carla Bruni «merita la morte» per aver difeso un'iraniana condannata alla lapidazione. Parigi protesta mentre il governo di Teheran prende le distanze dalle frasi contro la moglie del presidente francese Nicolas Sarkozy.

L'attacco - Il quotidiano ultra-conservatore iraniano Kayhan oggi ha rinnovato i suoi attacchi all'indirizzo della «premier dame» in un articolo in cui respinge «l'indignazione di questa prostituta italiana». «L'esame del passato di Carla Bruni mostra chiaramente il perché questa donna immorale abbia sostenuto una iraniana condannata a morte per adulterio e per aver partecipato all'omicidio del marito e infatti lei stessa merita la morte», ha aggiunto il giornale.
Sabato scorso, lo stesso giornale aveva dato alla Bruni della «prostituta» per la sua vita privata «immorale» mentre aveva definito «corrotta» l'attrice francese Isabelle Adjani. Entrambe avevano firmato una petizione per il rilascio di Sakineh Mohammadi Ashtiani, la donna iraniana di 43 anni e madre di due figli, condannata a morte per lapidazione.

Insulti contro i quali Parigi ha reagito. «Comunichiamo alle autorità iraniane che le ingiurie del quotidiano Kayhan, riprese da siti internet iraniani nei confronti di molte personalità francesi, tra cui la signora Carla Bruni-Sarkozy, sono inaccettabili», ha affermato il portavoce del ministero degli Esteri, Bernard Valero, precisando che «il messaggio è stato trasmesso per le vie diplomatiche abituali».

Il governo iraniano si dissocia - Da parte sua, il governo iraniano ha fatto sapere di «non approvare» gli insulti di alcuni media iraniani contro la moglie del presidente Sarkozy. «Spero che tutti i media faranno attenzione. Si può criticare la politica ostile di certi Paesi o il comportamento dei responsabili di altri Paesi ma non si possono utilizzare espressioni offensive. Questo non è corretto», ha detto il portavoce del ministero degli Esteri, Ramin Mehmanparast.