6 maggio 2024
Aggiornato 10:00

New York, troppi errori nella caccia all'uomo

Bloomberg: «fortuna». Polemiche su arresto Faisal Shahzad, già pronto a fuga su aereo

NEW YORK - «Abbiamo avuto un colpo di fortuna». Va fuori copione il sindaco di New York Michael Bloomberg, commentando l'arresto a suo avviso rocambolesco di Faisal Shahzad, il trentenne di origini pachistane che ha cercato di fare esplodere un'autobomba a Times Square sabato scorso. Il capo della polizia di New York, Raymond Kelly, quasi contemporaneamente usava toni spavaldi per commentare l'operazione, condotta in sole 53 ore, dal momento dell'identificazione alle manette: solo nei fumetti, ha aggiunto con un sorriso, un'indagine si conclude più in fretta.

Il buon senso tuttavia dà ragione a Bloomberg: com'è possibile che una persona sospettata per un possibile attentato terroristico a New York possa riuscire a salire a bordo di un volo internazionale diretto a Dubai? La macchina della sicurezza americana ancora una volta si è inceppata, com'era successo lo scorso Natale, quando un aspirante kamikaze nigeriano era riuscito a salire su un volo diretto a Detroit, anche se il suo nome era sulla lista degli osservati speciali del dipartimento di Stato e dell'antiterrorismo.

Il primo incidente di percorso nella caccia all'uomo è avvenuto in Connecticut, a Bridgeport, dove Shahzad viveva. L'Fbi lo ha raggiunto ma, per ragioni che fino a questo momento non sono state chiarite, poi lo ha perso di vista. Poiché nessuno sapeva dove il sospetto fosse finito, non è scattato alcun particolare allerta al Jfk di New York dove Shahzad si è diretto in macchina, nella speranza di scappare negli Emirati Arabi Uniti e da lì raggiungere il Pakistan.

Al Jfk la linea di sicurezza ha fatto di nuovo cilecca. Shahzad ha comprato il suo biglietto in contanti poche ore prima del decollo (un campanello d'allarme) ma la Emirated Airlines lo ha lasciato fare. Questo nonostante le compagnie aeree fossero state informate per tempo di un nuovo importantissimo nome aggiunto alla no-flight list.

Superato l'ostacolo al check-in, Shahzad, con il suo passaporto americano non ha poi avuto problemi a superare i controlli all'imbarco e si è accomodato a bordo. Il portellone era già chiuso quando finalmente l'ultimo dei controlli di routine prima del decollo lo ha trovato: il manifesto dei passeggeri a bordo è stato messo a confronto con la lista dei sospetti di terrorismo e il caso si è chiuso.

Il ministro della Giustizia americano Eric Holder ha detto di avere seguito personalmente la caccia all'uomo, comprese le ore in cui Shahzad era svanito nel nulla. Ma dice di non avere mai temuto neppure per un minuto che riuscisse a scappare. E' la posizione ufficiale del governo di Washington e di molti esponenti del Congresso, ma Bloomberg non ne è persuaso. «E' evidente che quest'uomo era su un aereo dove non sarebbe mai dovuto riuscire a salire». Susan Collins, una repubblicana moderata del Senato, gli dà ragione, si congratula per l'arresto ma parla di «incredibile gap nelle maglie della sicurezza». I repubblicani si muovono in punta di piedi nel criticare il governo democratico sul un tema delicatissimo come quello del terrorismo, ma dopo lo svarione di Natale, anche nel caso del fallito attentato di Times Square i motivi di imbarazzo ci sono.