25 aprile 2024
Aggiornato 02:00
Rue Wiertz60

Pittella, Nuova Commissione A Prova Parlamento Europeo

Il 26 gennaio prossimo il Parlamento Europeo esprimerà il suo voto sulla nuova Commissione Europea guidata da Jose' Manuel Barroso

BRUXELLES - Il 26 gennaio prossimo il Parlamento Europeo esprimerà il suo voto sulla nuova Commissione Europea guidata da Jose' Manuel Barroso. Dopo il Trattato di Lisbona è in corso il nuovo riassetto istituzionale. Gianni Pittella, Vice presidente vicario dell'Assemblea di Strasburgo, interviene con un suo contributo sull'argomento.

«La battuta che circola con più successo a Bruxelles in questi giorni è che il Parlamento si è trasformato in un enorme 'grill' per la nuova Commissione disegnata da Barroso. E 'grilling' viene ormai chiamato il vaglio delle decine di ore di audizioni nella settimana appena trascorsa, al cospetto delle commissioni parlamentari e sotto il fuoco di fila delle domande per niente rituali e 'di cortesia' rivolte ai candidati commissari. Gli eurodeputati hanno messo a dura prova competenze e indirizzi politici delle figure individuate con il placet dei governi, ma alla ricerca dell'indispensabile via libera del Parlamento. Il ruolo politico e decisionale dell'aula di Strasburgo è uscito molto rafforzato dopo l'adozione del Trattato di Lisbona e Barroso sa che senza il convinto consenso di Rue Wiertz su una dimostrata capacita' e efficienza di ciascun commissario, l'attivita' della sua squadra rischia di rimanere paralizzata. Il prossimo 26 gennaio il Parlamento, dopo aver ascoltato tutti i candidati, si esprimerà accettando o respingendo in blocco la nuova Commissione europea. L'aperta sfiducia verso uno o più commissari potrebbe quindi tradursi in una solenne bocciatura per tutto il lavoro di selezione e di mediazione svolto finora, se Barroso non dovesse provvedere escludendo in tempo i candidati più 'zoppicanti' agli occhi dell'Europarlamento. Effettivamente non tutti i candidati paiono essere all'altezza del ruolo che dovranno ricoprire e soprattutto delle sfide che ci apprestiamo ad affrontare. E' andata abbastanza male l'audizione del responsabile alla fiscalità Sameta, così come forti dubbi ci sono per la bulgara Rumiana Jeleva designata in seno alla Commissione europea alla cooperazione internazionale. Qualche insicurezza è stata dimostrata anche dalla baronessa Ashton, la 'lady Pesc' che dovrebbe assumere il ruolo di primo alto rappresentante per la politica estera, su questioni centrali come la strategia da tenere sull'Afghanistan o il seggio unico Ue presso l'Onu.

Dal finlandese Rehn, per gli affari economici e monetari, non è venuto praticamente alcun impegno se si esclude la positiva apertura a riflettere sull'introduzione degli Eurobond. Bene invece la prova del futuro responsabile alla concorrenza, il navigato Joaquin Almunia, ben consapevole della portata del suo portafoglio, decisivo per la buona riuscita della nuova strategia Europa 2020. Bene anche Michel Barnier e la sua felice intenzione di rilanciare il mercato interno facilitando la vita alle Pmi, su cui poggia il programma del suo mandato. Quel che appare evidente è che il profilo generale è mediocre salvo alcune eccellenze,come Barnier e Almunia, mentre anche il commissario italiano Tajani darà buona prova di sé. I governi hanno scelto, ancora una volta, salvo alcune eccezioni, soluzioni non maiuscole, salvando così i loro recinti, ma compromettendo il ruolo che la Commissione europea ha da svolgere sopratutto dopo il Trattato di Lisbona».