7 settembre 2025
Aggiornato 02:00
Mondo. Spagna

In Catalogna bassa l'affluenza a referendum per l'indipendenza

Il «sì» ottiene il 94% delle preferenze. Da notare che i referendum non sono stati organizzati ufficialmente da alcun partito

BARCELLONA - Solo un terzo degli aventi diritto ha partecipato al referendum sull'indipendenza della Catalogna organizzato ieri da 166 i municipi catalani: una consultazione rigorosamente simbolica e non vincolante ma che potrebbe dare nuovo respiro ai movimenti indipendentisti, dopo i ritardi e le polemiche nell'entrata in vigore del nuovo Statuto di Autonomia della regione, arenato nelle secche della Corte Costituzionale.

Dopo i «sì» di Arenys de Munt quest'estate e Sant Jaume de Frontanyà - il paese più piccolo della regione - circa 700mila elettori (residenti iscritti alle liste elettorali di età superiore ai 16 anni) sono stati chiamati alle urne, circa un decimo della popolazione della regione. Il «sì» ha ottenuto il 94% delle preferenze, un risultato da una parte previsto - dato che solo l'elettorato indipendentista o comunque nazionalista era interessato all'evento, che non aveva alcun carattere istituzionale - ma che, nonostante la bassa affluenza ne sminuisca il significato politico, è pur sempre superiore alla percentuale di cittadini catalani favorevoli all'indipendenza rilevata finora dai sondaggi (circa il 20%).

Da notare infatti che i referendum non sono stati organizzati ufficialmente da alcun partito: sono stati sostenuti dai nazionalisti conservatori di CiU e dagli indipendentisti di sinistra di Erc, mentre i socialisti catalani del Psc - attualmente al governo nella regione - e i comunisti di Icv si sono limitati a manifestare rispetto per l'iniziativa. Gli organizzatori speravano di raggiungere una partecipazione pari almeno al 40% degli aventi diritto: le polemiche della vigilia si erano concentrate soprattutto sui controlli, non tanto della regolarità dello spoglio quanto sul fatto che gli elettori che si fossero presentati alle urne avessero effettivamente diritto.

Il passo successivo potrebbe essere lo svolgimento di consultazioni analoghe anche nelle principali città, forse l'anno prossimo: Lleida, Girona e soprattutto Barcellona, cove si concentra metà della popolazione e che viene tuttavia considerata la meno nazionalista data l'elevata concentrazione di immigrati.