29 marzo 2024
Aggiornato 06:00
Afghanistan. Missione ISAF

Capo talebano: «Così ci accordammo con gli italiani»

Il comandante Ismayel racconta al giornale britannico Times dettagli su presunto accordo

KABUL - Nel mese di luglio del 2008, i talebani che agivano nell'area di Sarobi, a est di Kabul, furono avvertiti di un repentino cambio di strategia nella loro lotta contro le truppe della Nato: i loro leader locali, secondo le notizie arrivate ai combattenti islamici, avevano raggiunto un accordo con le forze italiane, in base al quale i soldati non avrebbero messo piede sul territorio controllato dai talebani in cambio di un astensione dagli attacchi.

E' il quotidiano britannico Times a fornire nuovi dettagli sul presunto accordo tra italiani e talebani, dopo che lo stesso quotidiano britannico aveva pubblicato ieri la notizia di supposti pagamenti agli studenti del Corano da parte dei servizi segreti del nostro paese.

La versione di Ismayel - Ieri un comandante talebano della regione di Sarobi ha spiegato al Times come fu raggiunto questo accordo. «Ci fu riferito che comandanti di alto rango avevano incontrato i soldati italiani ed avevano raggiunto un accordo sul fatto che gli uni non avrebbero attaccato gli altri», ha detto Mohammad Ismayel, capo talebano di medio rango, conosciuto semplicemente come Comandante Ismayel. «Siamo stati informati nello stesso tempo che non avremmo dovuto attaccare le truppe della Nato», ha aggiunto.

Soldati francesi - Ismayel ha confermato di non essere a conoscenza dei termini esatti dell'accordo o di eventuali pagamenti ai leader talebani ma ha asserito che l'accordo vigeva in tutte le postazioni italiane a Sarobi. «Quando sono arrivati i soldati francesi hanno cominciato ad attaccarci», ha detto il comandante talebano al Times. «Noi non sapevamo che si trattava di soldati francesi e pensavamo che gli italiani avevano rotto l'accordo e cominciato a combattere. Dopo abbiamo ricevuto informazioni che non si trattava di italiani e che erano francesi. Così abbiamo cominciato a combattere contro di loro», ha ricordato Ismayel.

Intanto, un alto ufficiale del governo afgano ha confermato al Times che Ghulam Akbari, capo dei ribelli ucciso la settimana scorsa nella provincia di Herat dalle forze speciali americane, era uno di coloro che avrebbero ricevuto denaro dal governo italiano. Il funzionario ha spiegato a condizione dell'anonimato che Akbari era stato pagato per sospendere gli attacchi contro gli italiani. «Ha ricevuto soldi che ha utilizzato per reclutare nuovi combattenti», ha affermato la fonte afgana. «Ha ricevuto cure mediche da personale italiano e denaro: il governo italiano era in contatto regolare con lui attraverso gli agenti dell'intelligence. E' stato un lungo impegno. C'erano anche iniziative di altro tipo», ha aggiunto senza precisare oltre.