19 aprile 2024
Aggiornato 19:00
Europa. Trattato di Lisbona

Referendum Irlanda: vince il sì, l'Europa riparte

Ultimo ostacolo Klaus, ma premono sfide crisi, clima, immigrazione

BRUXELLES - Con la schiacciante vittoria del 'sì' al referendum irlandese sul Trattato di Lisbona l'Europa può finalmente ripartire, con più forza e strumenti più efficaci, per affrontare e cercare di risolvere le tre vere urgenze che preoccupano i cittadini e i dirigenti politici degli Stati membri: la crisi economica, con la necessità di arginare l'aumento della disoccupazione e garantire una robusta ripresa il più presto possibile (ed è proprio a causa della crisi che gli irlandesi hanno cambiato idea su Lisbona); la questione energetica e climatica, per la quale l'Ue deve dimostrare al mondo di essere all'altezza delle proprie ambizioni e del proprio ruolo di leader; e l'emergenza immigrazione, che proprio il nuovo Trattato permetterà di affrontare meglio, dando maggiori competenze in materia all'Unione e allo stesso tempo rendendo vincolante, con la Carta dei diritti fondamentali, un quadro forte di riferimento per il rispetto delle persone.

L'ultimo ostacolo che si erge davanti alla conclusione del processo di ratifica di Lisbona è ora la firma finale del presidente euroscettico ceco Vaclav Klaus, in calce all'atto già approvato dal proprio parlamento nazionale. Klaus attenderà certamente il pronunciamento della Corte costituzionale ceca su un secondo ricorso contro Lisbona, che è stato annunciato da alcuni politici del Paese, ma poi non potrà fare a meno di firmare, come ha detto nel pomeriggio di ieri il presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso, dando per scontato che i giudici costituzionali non si opporranno.

«So che alla fine Klaus firmerà. Sapevo, anche se finora non potevo dirlo, che avrebbe aspettato l'esito del referendum irlandese, e che probabilmente ci sarebbe stato un secondo appello alla Corte costituzionale, di cui attenderà il verdetto; ma sono fiducioso che alla fine firmerà», ha detto Barroso. La sicurezza del presidente della Commissione deriva dal fatto che c'è già stata una sentenza della consulta ceca, secondo cui il Trattato di Lisbona è pienamente compatibile con la Costituzione nazionale. E' probabile dunque che i giudici respingano il nuovo ricorso (e allora, si pensa a Bruxelles, entro tre settimane tutto sarà finito), oppure che, pur accogliendolo, lo esaminino molto rapidamente nel merito, avendo già dato le risposte a molte delle domande che potrebbero sorgere. In questo caso, gli esperti di Bruxelles valutano che potrebbero essere necessari fino a tre mesi.

Non dovrebbero esserci problemi, invece, per l'altro ostacolo, quello di Varsavia: il presidente polacco Lech Kaczynski aveva già annunciato la sua intenzione di firmare l'atto di ratifica del suo paese non appena gli irlandesi avessero approvato il nuovo Trattato, e ci si attende ora che mantenga la sua promessa.