In Irlanda avrebbe vinto il «sì» a Lisbona. Oggi scrutinio
L'Europa appesa ai risultati del referendum
DUBLINO - Lo scrutinio inizierà solo fra poche ore ma avrebbe vinto il «sì» al trattato di Lisbona in Irlanda. Tre milioni di elettori, meno del 19% degli Europei, ieri hanno votato per decidere la sorte della 'mini costituzione' europea. I seggi hanno chiuso alle 22 (le 23 in Italia) dopo 15 ore di voto. Non ci sono stati exit poll organizzati e diffusi dai media.
Secondo dati diffusi invece dai principali partiti, il risultato è positivo e anche l'affluenza alle urne avrebbe superato il 50%, almeno nella capitale Dublino.
Entrambi i grandi partiti irlandesi erano favorevoli al «sì» e dopo il voto hanno diffuso informazioni non ufficiali secondo cui il Trattato sarebbe stato adottato. Consiglieri del primo ministro irlandese Brian Cowen e del suo partito, il Fianna Fail, affermano che il «sì» vince, anche se con non ampio margine: il 53 per cento. Il primo partito d'opposizione, il Fine Gael, ha effettuato un exit poll su mille elettori di 33 seggi elettorali e parla di una vittoria del «sì» con il 60 per cento (il 70% nella zona di Dublino), con un margine d'errore del 3 per cento.
Fra i primi a recarsi alle urne per sostenere il «sì», la presidente dell'Irlanda Mary McAleese, e il primo ministro («Taoiseach«) Brian Cowen, con la moglie Mary; poi i leader del Fine Gael, Enda Kenny, e del Labour, Eamon Gilmore. Le urne saranno aperte alle 10 in tutti i 43 collegi elettorali del paese e i risultati saranno man mano inviati al centro elettorale al Castello di Dublino.
Il sì era sostenuto dall'arco intero o quasi dei partiti parlamentari. Il «no» riuniva i nazionalisti dello SInn Fein e alcuni gruppetti cattolici conservatori o di estrema destar. Oltre al miliardario Declan Ganley, che l'anno scorso organizzò la campagna del «no» ma che quest'anno è stato indebolito dalla bruciante sconfitta alle elezioni europee, quando ha tentato di lanciarsi in politica.
Dopo il primo «No» irlandese del 2008 che paralizzò l'Europa Unita (già traumatizzata dalla bocciatura del Trattato Costituzionale) dunque si riparte un'altra volta da Dublino. Con qualche speranza in più. Il testo di Lisbona dovrà essere adottato da tutti i 27 paesi ma l'Irlanda è l'unica tenuta per costituzione a prounciarsi per referendum. Finora sono 24 i paesi membri che hanno completato il processo di ratifica. Il presidente polacco Lech Kaczynski ha promesso la firma subito dopo il sì irlandese. In Repubblica Ceca invece la firma resta appesa a un ricorso in giustizia e alla buona volontà del presidente euroscettico Vaclav Klaus.
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