25 aprile 2024
Aggiornato 09:00
Il «grido» di dolore del ministro della Cultura

Unesco: Hosni accusa «paesi europei», Roma indiziata

Quotidiano semi-ufficale: «Italia e Francia convinti da Usa». La prestigiosa carica è andata invece alla rivale bulgara, Irina Bokova

IL CAIRO - Il grido di dolore del ministro della Cultura, Farouk Hosni ha accusato «paesi europei», che in combutta con gli Usa lo avrebbero bocciato alle elezioni dell'Unesco. I paesi europei indiziati del «voltafaccia» dell'ultimo momento? Italia e Francia. Così è almeno il taglio dato alle «forti dichiarazioni» del candidato sconfitto pubblicate stamane da al Ahram, il più diffuso giornale dell'Egitto, paese arabo che riponeva grandi speranza nella scalata del primo candidato arabo alla prestigiosa carica di guidare l'organismo Onu per la Cultura e l'Istruzione andato invece alla rivale bulgara, Irina Bokova.

«Farouk Hosni: gli Usa hanno formato un forte asse per escludermi dall'Unesco» titola il quotidiano che poi precisa nel sottotitolo: «Le Monde: Francia e Italia hanno bocciato Hosni all'ultima tornata».

Le dichiarazioni del ministro egiziano recitano invece così: «il delegato Usa e quelli di diversi influenti stati europei hanno svolto intense riunioni con l'avvicinarsi della data dell'ultima tornata di votazione per sostenere la candidata bulgara». Riunioni, durante le quali sarebbe «avvenuto il tradimento di due stati europei che hanno ritirato il sostegno a me», ha detto il ministro. E quali sarebbero questi due stati europee lo precisa il giornale egiziano che cita la stampa francese: «Il quotidiano francese 'Le Monde' - scrive al Ahram - ha chiarito che i due paesi sono la Francia e l'Italia».

Hosni, che aveva rilasciato in passato dichiarazioni antisemite promettendo persino di mettere al rogo i libri degli scrittori israeliani presenti sugli scaffali delle librerie egiziane, ora sostiene che i «sionisti» abbiano lanciato una campagna mediatica denigratoria contro di lui. Per mantenere la carica di ministro della Cultura, Hosni, ha dichiarato che il voto comunque ha dimostrato «il prestigio di cui gode l'Egitto con il presidente Mubarak su scala planetaria».