29 marzo 2024
Aggiornato 12:30
Lo denuncia uno studio della Commissione europea

Guai a non sapere l'inglese: spariscono gli interpreti

In GB non si studiano più altre lingue. Rischio simile in Francia

BRUXELLES - Senza l'inglese, senza un buon inglese, presto si sarà tagliati fuori dalle relazioni internazionali. Un rischio simile lo si corre anche per il francese. Lo denuncia uno studio della Commissione europea che sarà reso pubblico tra qualche giorno, nel quale si lancia l'allarme interpreti: ne mancano per la lingua dei Beatles e presto succederà lo stesso per quella di Simenon.

Delirio di onnipotenza linguistica degli inglesi - Il problema, spiegano funzionari della Commissione, è che in Gran Bretagna, dove forse si è presi da un delirio di onnipotenza linguistica, ma dove certo anche i finanziamenti alle scuole sono in grande riduzione da anni, non si studiano quasi più le lingue straniere, si è deciso di tagliare lì dove ci si sente più forti, evidentemente.

Il risultato è che mancando una scuola linguistica diffusa, sempre meno persone giungono a buoni livelli di conoscenza di una lingua diversa da quella materna e quindi la professione di interprete va piano piano sparendo, come anche le scuole di interpretariato. «Per le traduzioni no, lì il problema al momento non si è manifestato, ma per l'interpretariato, che richiede una conoscenza delle lingue molto più approfondita e 'pronta' - spiegano alla Commissione - il problema è diventato serissimo».

Lingua più diffusa a livello mondiale - Il rischio è dunque che nelle centinaia di conferenze internazionali di ogni livello che si svolgono ogni giorno in tutto il mondo, prima o poi non ci sarà più la traduzione simultanea da o verso l'inglese. Essendo però l'inglese certamente la lingua più diffusa a livello mondiale per l'uso nel lavoro internazionale, questa sarà anche la lingua delle riunioni. Chi non la saprà sarà tagliato fuori, senza salvagente.

Il problema è simile in Francia, dove pare che la qualità delle scuole di lingue sia tremendamente scesa, e quindi anche qui non si crea qual bacino dal quale trarre persone da avviare a questa difficile, faticosa, ma anche altamente remunerata carriera.

L'italiano invece continuerà ad essere presente, è una lingua amata e studiata, di un Paese dove gli interpreti continuano a formarsi. «Con l'italiano non ci sono problemi», spiegano alla Commissione, anche perchè, probabilmente, servono molti meno interpreti che per l'inglese.