Afghanistan, i talebani colpiscono l'Italia: sei morti
Paracadutisti uccisi a Kabul da attentato probabilmente suicida
KABUL - Roberto Valente e Massimiliano Randino erano appena tornati a Kabul dopo un breve periodo di licenza in Italia. Ma non sapevano di andare incontro alla morte. Colpiti a freddo da un'esplosione «dagli effetti devastanti». Probabilmente una Toyota Corolla bianca imbottita con circa 150 chili di esplosivo - tritolo e plastico C4: è l'auto che si è infilata tra due blindati Lince sulla strada che collega l'Aeroporto internazionale della capitale con il centro città. Per loro non c'è stato nulla da fare. E così anche per Antonio Fortunato, Matteo Mureddu, Giandomenico Pistonami, Massimiliano Randino, Davide Ricchiuto. Con altri sei morti e quattro feriti l'Italia paga dunque l'ennesimo tributo di sangue a una missione che non riesce a vedere la luce; un tributo che ha visto morire anche quindici civili afgani.
«Circa 150 chili di esplosivo« ha confermato stasera il ministro della Difesa Ignazio La Russa, in un'informativa alla Camera. «Ma c'è un'ipotesi alternativa: che un carico di esplosivo da 150 chilogrammi sia stato azionato manualmente, senza la presenza di un attentatore suicida». E il ministro ha ammesso: ogni giorno in Afghanistan il contesto «si fa sempre più pericoloso», anche se per La Russa il vero motivo è la reazione «a un'accresciuta azione di controllo da parte dell'esercito e delle forze di sicurezza afgane».
Ogni giorno l'intelligence lancia allarmi su possibili attentati agli italiani. «Arrivano di continuo» conferma una fonte. L'ultimo è giunto ieri ed è stato profetico. Ma ogni giorno arrivano notizie di militari della missione Isaf morti in esplosioni, conflitti a fuoco, attentati kamikaze. Dall'inizio dell'intervento militare, nel 2001, sono 1.387 i soldati stranieri - fra quelli inquadrati nell'operazione americana 'Enduring Freedom' e quelli delle forze Nato - morti nel Paese. Il bilancio più pesante è quello di americani e britannici, impegnati anche nelle zone più calde, nel sud e nell'est afgano. Oltre 830 gli americani, 216 ad oggi i britannici. 21 sono in tutto le vittime italiane.
E' appena passato mezzogiorno, a Kabul, quando una potente esplosione scuote la capitale. Il convoglio italiano era partito dall'aeroporto internazionale e si stava dirigendo verso la base di Isaf in centro città. Si trattava di una normale attività di scorta, come tante ne hanno fatte in passato i militari italiani. A metà strada succede però l'imprevedibile. Una Toyota Corolla bianca si mette di traverso tra due mezzi blindati. Un attimo e l'esplosione. Per i militari italiani non ci sono tempi e margini di reazione. La deflagrazione è violentissima: il primo mezzo Lince è completamente distrutto, catapultato a metri di distanza contro un albero. Per i cinque militari a bordo non c'è nulla da fare. Il blindato che segue subisce seri danni. C'è un militare sulla ralla: anche per lui l'esplosione è fatale, mentre gli altri quattro colleghi a bordo restano feriti. «Non sono in imminente pericolo di vita», dirà poi il ministro La Russa in Senato. L'attacco, «dagli effetti devastanti», provoca anche la morte di quattro soldati afgani e 15 civili: altre sessanta persone innocenti restano ferite.
Su un sito islamista, i talebani rivendicano: «A compiere l'attacco di martirio è stato uno degli eroi dell'Emirato Islamico, il combattente Haiyatullah ... Ha fatto esplodere la sua auto minata con esplosivi contro il convoglio delle forze d'occupazione, provocando la distruzione di 4 veicoli blindati del nemico». Secondo il testo «le forze d'occupazione, una volta avvenuta l'esplosione, hanno aperto un intenso fuoco alla cieca contro i civili che si trovavano nella piazza, provocando la perdita delle loro vite».
Le parole di cordoglio, ha detto La Russa, «non sono mai adeguate. Recentemente sono stato a trovarli, colpito dalla loro serenità, dal coraggio, dalla determinazione, dalla consapevolezza del rischio.
La missione, dunque, prosegue. «Il ripetersi di atti terroristici contro chi è impegnato nel tentativo di aiutare il popolo afgano a consolidare le proprie aspirazioni democratiche non scoraggerà l'Italia dal mantenere fede agli impegni assunti» sottolinea il ministro degli Esteri Franco Frattini.
«E' proprio in questi momenti di difficoltà che dobbiamo rimanere vicini agli afgani«. Tra i militari italiani c'è scoramento, tristezza, grande senso di vuoto. Ma anche voglia di riscatto, «nel senso buono del termine». Ma su tutto prevale una convinzione: «occorre andare avanti, portare a termine la missione, anche e soprattutto per i compagni che non ci sono più». Gli uomini della Folgore, attualmente impegnati nel paese asiatico, sono «determinati ad andare avanti». «Nessuno ha voglia di mollare», ci spiega un militare. «Ma occorre investire qualcosa in più nella Forza armata». Non vuole essere una polemica. Ma nel giorno del grande lutto, si avverte la necessità di «tutelare, più di quanto non si stia facendo già, la sicurezza dei soldati». «Bisogna migliorare: se accade una tragedia come quella di oggi a un mezzo ottimo come il Lince, allora occorre studiare e apportare miglioramenti», spiega la fonte. «Certo, questo costa soldi: la ricerca ha un prezzo, ma occorre capire che il Lince potrebbe ormai essere un mezzo superato».