19 aprile 2024
Aggiornato 02:00
Esteri. Pakistan

Fosse comuni in valle Swat: Esercito nella bufera

Quotidiani accusano: «Regolamento dei conti, almeno 251 morti»

ISLAMABAD - L'esercito pachistano è nel pieno di una bufera per le violenze avvenute negli ultimi due mesi nella Swat Valley, una delle roccaforti talebane recentemente riconquistata dalle truppe di Islamabad. Nelle ultime settimane centinaia di persone sono state torturate ed uccise per le strade di Saidu Sharif, Mingora e degli altri villaggi nel nord-ovest del Paese, nel tentativo di fiaccare la resistenza della popolazione e di scovare i rifugi dei terroristi. Secondo quanto riportato dal New York Times però molte delle violenze sarebbero delle vere e proprie vendette contro i talebani portate a termine con l'avallo degli ufficiali e che hanno coinvolto civili.

I giornali locali hanno contato almeno 251 corpi, gente uccisa quasi sempre con un colpo di fucile alla testa. La Commissione per i Diritti Umani, un organo non governativo, mette in dubbio la versione ufficiale dell'esercito secondo cui si tratterebbe di vittime di scontri fra civili. Il numero complessivo dei morti non è calcolabile anche perché le associazioni umanitarie sono state allontanate dalla zona da settimane. La stessa Croce Rossa Internazionale, che investigava sugli omicidi è stata costretta a lasciare la regione ad agosto.

Contro l'esercito pachistano è un'accusa pesantissima, soprattutto alla luce dell'appoggio incondizionato dato da Washington ai militari pachistani per ottenere un aiuto effettivo sulle montagne al confine con l'Afghanistan. La nuova ondata di operazioni è iniziata a maggio, dopo le richieste del Pentagono di intensificare la lotta ai terroristi, che nelle settimane precedenti erano avanzati fino a pochi chilometri dalla capitale. I politici locali sostengono però che i soldati starebbero cercando di pareggiare il conto dei morti subiti durante gli attacchi di giugno.

A rilanciare le accuse sono le associazioni per i diritti umani secondo cui le ferite e lo stile delle esecuzioni dimostrano che dietro le violenze di questi giorni c'è la mano del'esercito. Gli ufficiali di Islamabad hanno però negato di aver usato il pugno duro nella regione, spiegando che gli omicidi sono dovuti a scontri intestini tra la popolazione. «Non c'è nessuna esecuzione commessa al di fuori delle regole di giustizia», ha detto il portavoce dell'esercito pachistano Aftab Ahmed Sherpao. I familiari delle vittime raccontano però di gruppi di soldati che hanno torturato a morte le persone sospettate di aver collaborato con gli estremisti.