Teheran libera 140 prigionieri arrestati durante repressione
Khamenei ordina chiusura carcere nel mirino di Ong umanitarie
TEHERAN - L'Iran ha rilasciato 140 persone arrestate nel corso delle manifestazioni seguite alle contestate elezioni presidenziali del 12 giugno scorso. Lo ha reso noto un comitato parlamentare incaricato di indagare sulle condizioni dei prigionieri e che oggi ha visitato il carcere di Evin, il principale di Teheran.
KHAMENEI CHIUDE PRIGIONE - Un portavoce del comitato, Kazem Jalili, citato dall'agenzia di stampa semi-ufficiale Isna, ha spiegato che durante questa visita 140 detenuti sono stati liberati. Altri 150 restano a Evin perché al momento dell'arresto era stati trovati con delle armi indosso Inoltre la Guida Suprema, l'ayatollah Ali Khamenei, ha ordinato la chiusura di una prigione dove, secondo le organizzazioni umanitarie, sono stati uccisi dei manifestanti incarcerati.
ANCORA 200 PERSONE DETENUTE - Un esponente di una commissione parlamentare, Kazem Jalali, ha annunciato che dopo la liberazione di 140 manifestanti, restano in stato di detenzione «circa 200 persone tra cui 50 uomini politici, esponenti di gruppi antirivoluzionari e stranieri...». «Erano armati e hanno distrutto beni pubblici. Speriamo che vengano incriminati e che siano processati al più presto», ha aggiunto Jalali.
GIURAMENTO DEL PRESIDENTE - Appare evidente, in vista della cerimonia del giuramento del presidente Ahmadinejad il prossimo 5 agosto, il tentativo di raffreddare gli animi. Dal canto loro, i leader dell'opposizione non hanno ancora commentato il secco «no» del ministero dell'Interno alla cerimonia con la quale dopodomani avrebbero voluto commemorare le vittime della repressione (una trentina, secondo l'ultimo bilancio ufficiale).
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