Mousavi: Attribuire proteste agli stranieri è «un insulto»
«La nostra nazione si è risvegliata, arresti non servono»
TEHERAN - Affermare che le proteste popolari contro i presunti brogli che hanno portato alla rielezione del presidente Mahmoud Ahmadinejad sono fomentate da stranieri è «un insulto» alla nazione iraniana. Lo ha affermato oggi il leader dell'opposizione Hossein Mir Mousavi durante un incontro con i familiari di persone arrestate durante le proteste delle ultime settimane.
«Chi può credere che i manifestanti cospirerebbero con degli stranieri e che venderebbero l'interesse della nostra nazione?», ha chiesto Mousavi secondo dei siti internet vicini all'opposizione riformista. Il nostro paese è diventato così cattivo e degradato che si attribuisce il grande movimento di protesta nazionale agli stranieri? Non è questo un insulto alla nostra nazione?», ha aggiunto il leader moderato battuto da Ahmadinejad nelle elezioni dello scorso 12 giugno.
Queste affermazioni di Mousavi sono considerate come particolarmente audaci in quanto appaiono rivolte - sia pure non esplicitamente - alla 'guida suprema' dell'Iran, l'ayatollah Ali Khamenei. Quest'ultimo, un ultraconservatore, ha di fatto l'ultima parola su ogni decisione in Iran, e proprio oggi è tornato ad appoggiare Ahmadinejad e a sostenere la teoria del «complotto straniero».
«I nemici del popolo iraniano, attraverso i loro media, danno istruzioni ai fautori dei disordini affinché alimentino distruzioni e scontri e nello stesso tempo affermano che non intervengono negli affari interni iraniani», ha dichiarato Khamenei secondo la Tv di Stato.
«Assistiamo a qualcosa di nuovo: una nazione che si è risvegliata ed è rinata, ed è qui per difendere quello che ha raggiunto», ha detto invece oggi Mousavi, «gli arresti (...) non risolveranno il problema: bisogna mettere fine a questo gioco al più presto e restituire alla patria i suoi figli arrestati».
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