2 maggio 2024
Aggiornato 15:00
FRANCIA

Da Sarkozy secondo rimpasto, governo sempre meno «rosa»

Rimpasto obbligato dopo elezione europea Dati e Barnier

PARIGI - Secondo rimpasto di governo in due anni per Nicolas Sarkozy: questa volta tuttavia il Presidente francese è stato costretto a rimaneggiare la compagine dopo l'elezione al Parlamento Europeo dei titolari della Giustizia, Rachida Dati, e dell'Agricoltura, Michel Barnier.

Ma per l'Eliseo è anche un'occasione per liberarsi di due Ministri la cui performance è stata giudicata poco soddisfacente: Dati, appunto, alle prese con la difficile situazione nelle carceri, e la titolare della Cultura Christine Albanel, colpevole di non aver saputo gestire il passaggio in Parlamento della legge sui download pirata, affondata dall'opposizione in prima lettura. Un esecutivo dunque sempre meno "rosa", con appena quattro Ministri donna - su 18 - contro i sette del precedente governo.

Il valzer delle poltrone - che risparmia, oltre al premier Francois Fillon, anche Esteri, Economia e Difesa - vede Dati sostituita da Michele Alliot-Marie che a sua volta lascia gli Interni a uno dei favoriti di Sarkozy, ovvero Brice Hortefeux, rimpiazzato al Lavoro da Xavier Darcos.

All'Agricoltura approda Bruno LeMaire, mentre l'Istruzione, lasciata libera da Darcos, va al portavoce del governo Luc Chatel, che accumulerà i due incarichi; tra le altre sorprese gli ingressi di Frederic Mitterrand (nipote dell'ex Presidente socialista) alla Cultura e del centrista Michel Mercier - tesoriere del MoDem di Francois Bayrou - al Territorio.

Sopravvive invece al rimpasto - sia pure cambiando sottosegretariato, dai Diritti Umani allo Sport - Rama Yade, la più giovane della compagine ministeriale e in testa a tutti gli indici di gradimento, malgrado la sua fama di "ribelle" e i rapporti non facili con l'Eliseo.

Yade aveva infatti rifiutato l'invito di Sarkozy di candidarsi alle europee, preferendo rimanere ai Diritti Umani, incarico nel quale la 32enne di origine senegalese aveva sollevato grandi polemiche - e l'irritazione del Quai d'Orsay - criticando la visita a Parigi del leader libico Muammar Gheddafi; e non a caso il Ministro degli Esteri Bernard Kouchner (da cui dipende) aveva pubblicamente definito la creazione del portafoglio "un errore".