20 aprile 2024
Aggiornato 13:00
Elezioni Iran

Media arabi: Rafsanjani lavora per «impeachment» Khamenei

Da 5 giorni a Qum, sarebbe appoggiato dall'iracheno Ali Sistani

TEHERAN - L'ex presidente iraniano Ali Akbar Hasimi Rafsanjani starebbe lavorando per estromettere il grande ayatollah, Ali Khamenei dalla sua carica di guida suprema della Rivoluzione islamica, e per eleggere una «guida collegiale» per fare fronte alla grave crisi politica che sta attraversando il paese, a causa della contestatissima rielezione del presidente Mahmoud Ahmadinejad nelle presidenziali del 12 giugno scorso. A sostenerlo stamane sono due testate arabe autorevoli; il quotidiano al Sharq al Awsat e l'emittente saudita Al Arabiya citano entrambi fonti iraniane che lasciano intendere un appoggio del grande ayatollah sciita iracheno, Ali Sistani, all'iniziativa di Rafsanjani.

Le basi giuridiche per un impeachment di Khamenei non sarebbero impraticabili. La Guida suprema ha potere su ogni decisione in Iran, ma non è intoccabile. Infatti, oltre ad essere a capo del Consiglio di Discernimento degli interessi della Rivoluzione, il grande ayatollah Rafsanjani è anche il presidente del Consiglio dei Saggi (o degli Esperti), organismo, quest'ultimo, che ha il potere di «controllare, nominare, rimuovere e sostituire» la guida suprema della Rivoluzione, come recita la costituzione dell'Iran.

Stando a quanto riferiscono le fonti iraniane di al Sharq al Awsat e della tv al Arabiya, Rafsanjani - forte delle prerogative della sua carica che «lo delegano a controllare le azioni della guida», Rafsanjani - sarebbe andato a Qum, a sud di Teheran, il 'Vaticano' iraniano, «e da 5 giorni conduce incontri con i grandi ayatollah della città santa per discutere una via d'uscita dell'attuale crisi politica».

Per molti dei grandi ayatollah di Qum e anche per molti dei membri del Consiglio dei Saggi, la netta presa di posizione della Guida suprema a favore di Ahmadinejad avrebbe «fatto mancare alcune delle condizioni che impone la carica», principalmente la difesa degli interessi di tutti gli iracheni. «Alla luce del grave rischio che la spaccatura interna possa condurre a destabilizzare il paese», «l'idea prevalsa- è quanto sostengono le fonti - è l'istituzione di una guida collegiale» della Rivoluzione». Tra le altre misure ritenute necessarie «per fare uscire il paese dal vicolo cieco» ci sarebbe quella di «una dimissione di Ahmadinejad dalla sua carica di presidente».

Alle discussioni tenute da Rafsanjani starebbe partecipando l'ayatollah Jawad al Sharistani, rappresentante nell«Hawza' (Clero sciita di Qum) del grande ayatollah sciita iracheno, Ali Sistani, «molto ascoltato dai suoi colleghi».

Benché si fosse schierato apertamente con il fronte moderato durante la campagna elettorale, Rafsanjani non è apparso in pubblico dopo la proclamazione della vittoria di Ahmadinejad e le grandi proteste che l'hanno seguita da parte dei sostenitori del principale rivale, Mir Hussein Mousavi. La sua assenza alla preghiera del venerdì all'Università di Teheran (quando Khamenei ha eccezionalmente officiato la cerimonia, sostituendolo e appoggiando apertamente col suo sermone il presidente rieletto), è stata interpretata come una netta presa di distanza della terza carica delle istituzioni.

Del resto, nel suo discorso in cui ha intimato ai riformisti a lasciare le piazze, la guida suprema - citandolo per nome - ha criticato aspramente Rafsanjani.