Russia - Nato: è rottura
E’ questa l’ultima conseguenza della crisi scoppiata in Georgia
La Russia sospende la cooperazione militare con la Nato. E’ questa l’ultima conseguenza della crisi scoppiata in Georgia; è questa la risposta di Mosca all’avvertimento dei ministri degli Esteri che nel vertice di martedì scorso avevano minacciato ripercussioni per l’uso «spropositato della forza» nel Caucaso.
Stop cooperazione Nato - Le operazioni militari tra Nato e Russia consistono principalmente in formazione, studi di interoperabilità, assistenza in caso di disgrazie, logistica e studi accademici sulla difesa. L’interruzione della cooperazione annunciata da Mosca segna un grave inasprimento dei rapporti, che proprio nelle ore antecedenti all’annuncio sembravano destinati a migliorare gradualmente. Per il momento, l'Alleanza si limita a «prendere atto» della decisione della Russia che però la Casa Bianca ha definito «deplorevole».
Il Consiglio Nato-Russia, istituito nel 2002 nel corso del vertice di Pratica di Mare, è uno strumento prezioso voluto dai Ventisei Paesi dell’Alleanza e dalla Russia per fornire una risposta alle molte sfide degli ultimi anni. Dalla lotta contro il terrorismo o il traffico di stupefacenti in Afghanistan, fino all'organizzazione di missioni di addestramento militare congiunte e al mutuo sostegno in operazioni di salvataggio in mare.
La fine della cooperazione militare «sospenderebbe» tale impegni bilaterali, mentre non rende chiara la situazione per quanto riguarda questioni come i corridoi per il passaggio di truppe Nato verso l'Afghanistan che la Russia ha concesso. La Nato, a tal proposito, precisa che «in quel caso non si tratta di cooperazione militare, ma bisognerebbe chiedere a Mosca cosa intendono fare. La nota che ci è stata inviata non specifica nulla»
Il ritiro - Polemiche anche sul ritiro dei soldati russi. Il responsabile del Comando Usa in Europa, generale John Craddock, ha criticato la «lentezza» con cui sta avvenendo il ripiegamento e ha aggiunto che se «i russi si stanno ritirando, lo stanno facendo a passo di lumaca». Immediata e netta la smentita di Mosca fornita dal generale Anatoly Nogovitsyn, numero due dello stato maggiore interforze : «il ritiro delle forze russe sta procedendo puntualmente, e non intendiamo apportarvi modifiche nel senso di estenderne la scadenza».
L’annuncio russo si accompagna alle notizie diramate delle autorità georgiane secondo le quali sarebbe iniziato il ritiro delle forze russe dalla città-chiave di Gori, la più importante tra quelle situate in prossimità del confine con la provincia ribelle dell'Ossezia del Sud, da cui dista poche decine di chilometri.
Tuttavia la Russia, ha annunciato il vicecapo dello Stato maggiore russo Anatoly Nogovitsin, manterrà il controllo di una delle strade strategiche della Georgia, che collega la capitale Tbilisi con il Mar Nero, anche dopo che il ritiro delle truppe russe sarà completato.
La proposta turca - La Turchia ha proposto di istituire un Unione del Caucaso per ridurre le tensioni nella regione. Russia e Georgia, però, per ora rifiutano di fare sedere loro rappresentanti allo stesso tavolo. Lo scrive Turkish daily news, precisando che l'unione caucasica dovrebbe comprendere la Turchia, la Russia, la Georgia, l'Azerbaigian e «eventualmente l'Armenia». Di fatto, la proposta di Ankara rischia di trasformarsi in un fallimento. I due interpellati hanno già chiarito le loro posizioni sull’argomento e anche gli altri potenziali partner dovrebbero superare questioni ancora non del tutto chiuse per poter aprire un tavolo di dialogo ambizioso come quello prospettato dalle autorità turche. Lo stesso Turkish daily news ammette le difficoltà: «in questo momento, l'Unione del Caucaso sembra una missione impossibile».
L'Italia - Nell’impegno profuso dalle diplomazie internazionali per cercare una soluzione alla crisi caucasica, la partecipazione italiana rimane limitata, timida e imbarazzante. «Nella vicenda della Georgia il governo italiano ha dimostrato tutta la sua debolezza» ha infatti sottolineato il ministro degli Esteri del governo ombra Piero Fassino a Siena nel corso di un dibattito.
«Prima - ha proseguito Fassino - con la ridicola campagna propagandistica che voleva fa credere agli italiani che Berlusconi, con qualche telefonata dalla sua villa in Sardegna, avesse giocato un qualche ruolo nella crisi e poi con l'assenza del ministro Frattini alla riunione dei ministri degli Esteri dell'Ue. La mancata partecipazione dell'Italia ha, infatti, trasmesso agli altri Paesi l'idea di una sottovalutazione e di un minore impegno italiano, che non e' utile al nostro Paese e non è giusto».
Il comportamento del governo italiano nei confronti della crisi tra Georgia e Russia rischia di ridurre l’Italia a mera spettatrice, inerte e marginale. Invece, conclude Fassino, «la guerra tra Georgia e Russia non è un conflitto 'locale' poiché avviene in un'area, il Caucaso, strategica per la sicurezza e la stabilità del mondo intero». Un comportamento più responsabile avrebbe dato agli altri partner europei e internazionali l’immagine di un’Italia diversa e migliore da quella che Berlusconi si ostina a presentare al mondo. Un’immagine che sia più vicina al tradizionale e importante ruolo di mediatore che il nostro Paese ha sempre cercato di ricoprire, e che, spesso, ha svolto con successo anche nelle situazioni più delicate.