20 agosto 2025
Aggiornato 18:30
Crisi Ossezia del Sud - Georgia

Mosca annuncia: via le truppe dalla Georgia

Tbilisi nega, la Russia avverte la Nato. Il governo italiano? Assente ingiustificato

Non si placa la tensione in Georgia. La crisi regionale che sta tenendo in apprensione il mondo intero sembra essere ancora lontana da una conclusione. Nonostante l’accordo in sei punti proposto dal presidente di turno del Consiglio europeo Nicolas Sarkozy, che prevede l’immediato ritiro delle truppe russe dal territorio georgiano, sia stato sottoscritto sia dal presidente russo Dimitri Medvedev sia da quello georgiano Mikheil Saakashvili, la situazione sul campo è tutt'altro che definita. E mentre la diplomazia internazionale è in fermento, l'Italia abbandona il tradizionale ruolo di mediatore per concentrarsi sulle telefonate e sulle spiagge delle Maldive...

Mosca annuncia il ritiro, ma Tbilisi ribatte: non ci sono segnali in questo senso
Secondo il vice capo di Stato maggiore di Mosca Anatoly Nogovitsyn il ritiro delle truppe russe dalla Georgia è cominciato. «In linea con il piano di pace – ha detto - è cominciato il ritiro dei peacekeeper russi». I militari, ha aggiunto Nogovitsyn, hanno cominciato a lasciare Gori. «Lì – ha detto il generale- non vi sono più minacce. La Russia ha completato l'operazione volta a bloccare l'aggressione georgiana all'Ossezia del sud e sta ponendo termine alla missione, obbedendo all'ordine del supremo comandante-in-capo». Immediata la replica del governo caucasico: Tbilisi non vede segni di ritiro, secondo quanto riferisce il Segretario della Sicurezza nazionale.

Si riunisce la Nato. Mosca avverte: decisioni equilibrate o salta cooperazione
Si terrà domani (martedì 19 agosto) a Bruxelles la riunione straordinaria dei ministri degli Esteri dei 26 Paesi membri della Nato, convocata su richiesta degli Stati Uniti per fare il punto della situazione riguardo al conflitto tra Georgia e Russia e decidere quale atteggiamento l'Alleanza dovrà adottare nei confronti di Mosca. La Russia non ha tardato a lanciare il suo avvertimento, minacciando di interrompere la sua cooperazione con la Nato se non verranno assunte decisioni «bilanciate e responsabili». A parlare è stato l'ambasciatore di Mosca presso la Nato Dmitri Rogozin. «L'esito di questo incontro straordinario dei ministri della Nato deciderà le sorti del Consiglio Nato-Russia» (Nrc), ha detto l'ambasciatore riferendosi al progetto di partenariato tra Mosca e l'Alleanza Atlantica, nato con la dichiarazione di Roma del maggio 2002 in funzione antiterrorismo. Un monito particolare è stato rivolto a Washington. «Voglio dire chiaramente ai colleghi statunitensi che non si comportino in modo da rompere tutti i cristalli della nostra casa» comune, ha detto ancora Rogozin ribadendo il suo messaggio fondamentale: «Se la conclusione del vertice non sarà equilibrata, non si atterrà ai fatti realmente accaduti, non potremo continuare le nostre relazioni con la Nato cosi' come sono oggi». L'ambasciatore non ha risparmiato dure critiche all'Alleanza atlantica. «La Nato - ha detto infatti Rogozin a Bruxelles - non è un organismo che può parlare di uso sproporzionato della forza. Nel corso della guerra nella ex-Jugoslavia, è stata infatti l'Alleanza ad usare la forza» contro il regime di Slobodan Milosevic e anche gli Usa «non hanno esitato ad intervenire a Panama o nello Stato di Granada». Rogozin ha poi sferrato un nuovo attacco contro il presidente georgiano Mikheil Saakashvili, paragonandolo a dittatori del calibro di «Hitler, Mussolini e Pinochet». Il leader georgiano, ha insistito ancora il diplomatico di Mosca, «ha tentato di costruire uno stato unitario di tipo fascista».

Medvedev: «Reazione devastante se viene ucciso anche un solo russo«
Dal canto suo è lo stesso presidente russo Medvedev ad avvertire la comunità internazionale che, nonostante le forti critiche piovute su Mosca – in particolar modo dagli Stati Uniti – non hanno fatto alcun effetto: «Rifaremmo esattamente la stessa cosa – ha dichiarato – non consentiremo mai che qualcuno possa uccidere i nostri concittadini e restare impunito. Un gesto del genere susciterà una reazione devastante. Abbiamo le risorse politiche economiche e militari per farlo». La Russia, ha specificato, non vuole che la situazione internazionale «si aggravi», ma chiede «rispetto per il suo Paese, il suo popolo e i suoi valori».

Saakashvili: «Negoziato dopo il ritiro«
Più conciliante la linea scelta ora dal presidente georgiano Mikhail Saakashvili, che in un discorso alla nazione ha dichiarato di voler evitare che i due Paesi possano «allontanarsi» definitivamente e ha rivolto un appello a Mosca a favore del dialogo, pur ribadendo la difesa del principio di integrità della Georgia. «Chiediamo il ritiro delle forze di occupazione russe senza ritardi - ha detto - una volta fatto questo allora si potrà iniziare a pensare seriamente a come evitare che i nostri due Paesi si allontanino per sempre».

La denuncia del New York Times: missili russi puntati su Tbilisi
E mentre si attendono ancora effettivi riscontri del ritiro russo, è il New York Times a denunciare un’azione militare allarmante da parte dei russi. Citando fonti anonime Usa, il quotidiano americano sostiene che Mosca avrebbe dispiegato nella provincia separatista dell'Ossezia meridionale, lanciatori missili SS-21, che sarebbero capaci di colpire la capitale georgiana Tbilisi.

Diplomazia Usa: «Russia pagherà, ma no ad azioni unilaterali«
In questo scenario, la diplomazia internazionale continua a mantenere molto alto il livello d'attenzione attorno alla vicenda georgiana. Il segretario di Stato Usa Condoleezza Rice è partito alla volta dell'Europa. Sono previste consultazioni con gli alleati in sede Nato rispetto all'atteggiamento da tenere nei confronti della Russia dopo l'invasione della Gerogia. Per il capo della diplomazia statunitense la Russia non può fare un «uso sproporzionato della forza» e, nello stesso tempo, essere ben accolta nelle istituzioni internazionali. «Non è così che vanno le cose, la Russia ne pagherà un prezzo», ha detto Rice. Tuttavia, né lei né il segretario alla Difesa Robert Gates hanno anticipato quali potranno essere le misure punitive nei confronti di Mosca. «Non vogliamo agire unilateralmente», ha spiegato ieri Gates. «Io penso - ha aggiunto - che ci sia bisogno di una forte, unitaria risposta alla Russia per mandare il messaggio che questo tipo di comportamento, caratteristico del periodo sovietico non possono aver luogo nel 21mo secolo».

Governo italiano in vacanza. La denuncia di Fassino: inadeguato a misurarsi con le sfide del mondo
Chi sembra giocare un ruolo decisamente di secondo piano in tutta questa vicenda è sicuramente il governo italiano. A differenza di quanto avvenuto recentemente in Libano, l’Italia ha rinunciato al suo tradizionale ed apprezzato ruolo di mediazione per lasciare il passo ad una sorta di inspiegabile disinteressamento. A denunciare questo atteggiamento è il ministro degli Esteri del governo ombra del PD Piero Fassino, in un’intervista a «L’Unità». «Credo – ha detto – si debba esprimere un giudizio severo nei confronti del governo italiano. E' ridicola la campagna propagandistica che vuol far credere agli italiani che Berlusconi, con qualche telefonata dalla sua villa in Sardegna, abbia giocato un qualche ruolo. L'idea che si possa fare la politica estera con qualche telefonata e sulla base dell'amicizia personale, è francamente strampalata: non credo che Putin assuma una posizione piuttosto che un'altra sulla base di chi gli telefona o di una barzelletta o una pacca sulle spalle...». Fassino ritiene inoltre che «il ministro Frattini, che pure è stato in contatto con tutte le capitali europee e la presidenza francese abbia compiuto un errore a non andare alla riunione dei ministri degli Esteri della Ue. Quello che emerge – conclude l’esponente democratico – è per ora una inadeguatezza molto forte del governo a misurarsi con le sfide dello scenario internazionale».

L'inizio della crisi tra Russia e Georgia
Il conflitto è esploso dopo che la Georgia ha dato luogo a un blocco per riprendere il controllo dell'Ossezia del sud, una provincia che ha proclamato l'indipendenza nei primi anni '90, sotto la protezione di Mosca. La Russia, che ha in Ossezia un contingente di pace, ha risposto immediatamente, mandando migliaia di rinforzi e respingendo le forze georgiane. Altrettanto ha fatto in Abkhazia, un'altra provincia separatista della quale Tbilisi controllava una piccola fetta. I militari russi hanno anche conquistato posizioni in Georgia, prendendo tra l'altro il controllo di Gori, a 90 km a ovest di Tbilisi, e del porto sul mar Nero di Poti. Mosca, inoltre, ha dato inizio a una campagna di attacchi per disarticolare l'esercito georgiano. Tbilisi, dal canto suo, per bocca di Saakashvili ha chiarito che non lascerà mai fette del loro territorio.