20 aprile 2024
Aggiornato 10:00
Sogin individua 50/100 siti

Nucleare: pronti a riavviare iter per il deposito nazionale, individuati siti

La Sogin, la società che gestisce i rifiuti nucleari e lo smantellamento dei siti nazionali, ha individuato tra 50 e 100 siti idonei ad ospitare il deposito. La lista è attualmente all'esame dei ministeri competenti

SOULAINES-DHUYS - Potrebbe riaprirsi a breve il dibattito sul deposito nucleare nazionale. La lista dei potenziali luoghi idonei è dall'inizio dell'estate scorsa nelle mani del governo che, con ogni probabilità, la renderà pubblica dopo le amministrative. La Sogin, la società che gestisce i rifiuti nucleari e lo smantellamento dei siti nazionali, ha individuato tra 50 e 100 siti idonei ad ospitare il deposito. La lista è attualmente all'esame dei ministeri competenti, quello dello Sviluppo Economico e quello dell'Ambiente.

Rifiuti a bassa/media reattività
Il deposito dovrà dare una sistemazione definitiva ai rifiuti a bassa e media radiattività. Si tratta di tutti quei rifiuti che hanno un tempo di decadimento a livelli di radioattività simili a quelli naturali inferiore ai 300 anni. Sono, in particolare, per il 60% rifiuti derivanti dalle attività di decommissioning delle centrali nucleari e per il 40% materiale proveniente da attivita' industriali e mediche. Oggi tutti questi rifiuti sono custoditi in 24 siti diversi sparsi un po' in tutto il territorio nazionale. Inoltre il deposito dovrà contenere provvisoriamente il combustibile esaurito prodotto durante l'esercizio delle centrali nucleari italiane, fermate nel 1987 dopo il referendum. Il 98% di questo combustibile è attualmente all'estero per il cosiddetto riprocessamento, un procedimento che permette di ridurre il volume dei rifiuti a più elevata radioattività al 5% del volume originario. Una volta concluso l'esame dei ministeri competenti, il governo predisporrà un decreto del Presidente della Repubblica che darà il via alle procedure per la definizione del sito. Prima fase la consultazione pubblica, della durata prevista di 4 mesi, che coinvolgerà regioni, enti locali e tutti gli stakeholders. Difficile che si possano aprire 50 o 100 consultazioni locali. Con ogni probabilità il numero dei luoghi candidati ad ospitare il deposito alla fine sarà inferiore a 20.

Il consenso locale
In nodo però resta il consenso locale. Uno scoglio affrontato e risolto in Francia con un forte coinvolgimento delle popolazioni. Ed è a questo modello cui intende ispirarsi il governo italiano. Come accaduto per il deposito dell'Aube, dieci volte più grande di quello che sorgerà in Italia. E' il secondo deposito definitivo per rifiuti a bassa e media intensità costruito in Francia con una superficie di 95 ettari ed una capacità di 1 milione di metri cubi. Oggi è l'unico attivo nel Paese dopo che si è esaurita la capacità di quello della Manche in Normandia (500mila metri cubi) inaugurato nel 1969 e chiuso nel 1994.Il deposito dell'Aube, aperto nel 1992, è riempito per il 36,7% della sua capacità e riceve circa 14.000 metri cubi di rifiuti nucleari ogni anno. E' gestito dalla Andra (Agence Nationale pour la gestion des Dechets Radioactifs) una società interamente pubblica e indipendente dai produttori di rifiuti. Questi ultimi pagano circa 5.000 euro per ogni metro cubo di materiale radioattivo conferito al deposito, finanziando così l'attività dell'impianto e dei suoi circa 400 operatori (180 diretti e gli altri a contratto). Nell'area vengono condotte 12.000 analisi su aria, terreno e corsi d'acqua per assicurare che non ci siano contaminazioni di alcun tipo. Da quelle finora condotte, spiega Andra, è risultata una radioattività inferiore di 100.000 volte ai limiti di legge e del tutto paragonabile a quella naturale. Il gestore dell'impianto mette anche a disposizione delle comunità locali le risorse necessarie per condurre ricerche indipendenti che confermino i dati delle sue rilevazioni.I comitati locali hanno affidato ai laboratori delle due principali associazioni antinucleariste nazionali il compito di condurre i test che hanno dato gli stessi risultati di quelli di Andra. Sono stati analizzati anche i terreni, le piante e le vigne dei vicini produttori di champagne e perfino il miele delle api che volano nei pressi del deposito. Nel raggio di 5 chilometri dall'impianto risiedono 2.700 persone; sono 30-40mila quelle che vivono nel raggio di 30 chilometri mentre tutto il dipartimento dell'Aube ha una popolazione di 306mila persone.

Progetto varato nel 1984
La ricerca del consenso locale non è partita nel migliore dei modi. Nel 1984, quando fu varato il progetto, il governo si limitò a promettere soldi alle comunità. Si scatenarono proteste, blocchi stradali, picchetti ai cantieri e manifestazioni. Dopo questo passo falso, il governo francese cambiò strategia puntando sulla trasparenza e sul coinvolgimento dei cittadini.Uno dei capi della protesta era Philippe Dallemagne, oggi sindaco dell'unione di comuni di Soulaines (dove sorge l'impianto), appena rieletto con oltre l'80% dei voti. "Dal 1984 al 1989 ero fortemente contrario soprattutto per il metodo - spiega - ci hanno detto: 'vi portiamo i rifiuti nucleari ma anche un sacco di soldi'». Fu anche indetto un referendum contro l'impianto. L'affluenza fu del 90% e il deposito fu bocciato dall'84% dei votanti."Le cose sono cambiate nel momento in cui ci siamo potuti sedere intorno ad un tavolo e capire il progetto industriale - racconta Dallemagne - E soprattutto quando ci sono state garanzie sulla salute e sulla sicurezza. Non solo sui soldi. I soldi non sono niente se non c'è la salute e la sicurezza, non si può essere d'accordo su un approccio così». Alla fine, comunque, sono arrivati anche quelli. Andra paga una tassa di circa 4 milioni l'anno all'unione di comuni di Soulaines con i quali la comunità ha potuto mettere in piedi una forte rete di servizi pubblici. "Siamo diventati una comunità molto attraente per gli abitanti dei centri vicini che non hanno questi servizi" sottolinea il sindaco "abbiamo avuto molti nuovi residenti, soprattutto giovani. Abbiamo invertito la piramide demografica di questa zona, dove c'era una maggioranza di anziani, e i prezzi delle case, paradossalmente, sono aumentati da quando qui vicino c'e' il deposito. Abbiamo fatto quattro lottizzazioni e sono andate benissimo». "Ma bisogna essere sempre molto vigili e fare analisi di continuo" avverte Dallemagne che conclude con la sua teoria sul deposito: "La chiave di tutto è la comunicazione. Bisogna dire chiaramente quali sono i punti di forza ma anche quelli di debolezza. E' come una storia dove non ci sono i buoni e i cattivi. Il nucleare ha i suoi vantaggi ma anche elementi pericolosi che vanno tenuti sotto controllo".