29 marzo 2024
Aggiornato 07:30
eccesso scorte fino 2017

Petrolio: è rally, l'Aie prevede frenata dello shale in Usa

Nel frattempo gli analisti e i trader continuano a studiare la possibilità di un accordo sulla produzione tra i Paesi produttori di greggio. L'agenzia stima però un eccesso di scorte mondiali fino al 2017

NEW YORK - E' rally del petrolio. Il contratto a marzo al Nymex segna un +7% a 31,74 dollari al barile. Quello ad aprile, il più scambiato, aumenta del 5,9% a 33,63 dollari. Ad alimentarlo è un rapporto dell'Agenzia internazionale dell'energia (Aie) che stima un calo della produzione shale negli Stati Uniti quest'anno e il prossimo. Per il 2016 la contrazione è stimata in 600.000 barili al giorno e di altri 200.000 per il 2017.

Scendono i pozzi attivi
La notizia è bullish per le quotazioni del greggio visto che la produzione di shale oil nell'ultimo decennio è stato uno dei fattori cruciali che hanno alimentato l'aumento delle scorte (ormai in eccesso su scala globale), a loro volta responsabili di un calo del prezzo del petrolio di quasi il 70% sin dal giugno 2014. Il fatto che la settimana scorsa il numero delle trivelle petrolifere attive negli Stati Uniti sia sceso per la nona settimana di fila portandosi sui minimi del 2009 non fa che alimentare le attese per una contrazione della produzione americana. Rispetto al picco dell'ottobre 2014, il totale dei pozzi attivi è sceso del 68% a 413 unità. Nonostante la fotografia scattata sul settore Usa, va ricordato tuttavia che secondo l'Aie l'eccesso di scorte mondiali continuerà nel corso del 2017.

Accordo con i Paesi produttori
Senza un significativo calo della produzione quest'anno da parte di Paesi non membri dell'Opec o di un incremento della domanda "è difficile vedere una ripresa significativa dei prezzi nel breve termine", si legge nel rapporto. Nel frattempo gli analisti e i trader continuano a studiare la possibilità di un accordo sulla produzione tra i Paesi produttori di greggio. La settimana scorsa Arabia Saudita (il leader di fatto dell'Opec), Qatar, Venezuela e Russia hanno trovato un'intesa su un congelamento della produzione sui livelli dello scorso gennaio ma un accordo definitivo dipende dalla partecipazione di altre nazioni come Iran e Iraq. C'è tempo fino a fine mese, almeno secondo il ministro petrolifero russo. Anche se un patto fosse siglato, hanno fatto notare gli esperti, il congelamento avverrebbe ai livelli record di produzione a Mosca e Riad. Il focus è anche sulla CERAWeek, una conferenza annuale nella capitale energetica americana (Houston, Texas) a cui partecipano centinaia di top manager attivi nel settore petrolifero così come leader mondiali. L'evento di quest'anno vede tra gli ospiti anche il segretario generale dell'Opec, Abdalla Salem El-Badri (parlerà oggi), e il ministro petrolifero dell'Arabia Saudita, Ali bin Ibrahim Al-Naimi.