18 aprile 2024
Aggiornato 11:30
Oil&gas

Multa da 30 milioni per Edison ed Eni

Gli uomini della Guardia di Finanza di Ragusa hanno elevato il verbale milionario, dopo aver verificato che l'impianto offshore Vega, al largo di Pozzallo, non ha pagato le imposte comunali sugli immobili, la vecchia Ici oggi Imu

RAGUSA – Multa da 30 milioni di euro per la piattaforma petrolifera Vega di proprietà di Edison (60%), in qualità di operatore) e di Eni (40%). Gli uomini della Guardia di Finanza di Ragusa hanno elevato il verbale, dopo aver verificato che l'impianto offshore più grande d'Italia ubicato a circa 12 miglia a sud della costa meridionale della Sicilia, al largo di Pozzallo, non ha pagato le imposte comunali sugli immobili, la vecchia Ici oggi Imu.

11,4 MILIONI DI IMPOSTE EVASE - Il Campo Vega è operativo dal 1987, e secondo quanto scritto dagli agenti delle Fiamme gialle il 28 luglio scorso, non ha versato imposte per 11,4 milioni di euro che diventano 30 con le sanzioni (che devono andare al Fisco italiano). In particolare la Gdf di Ragusa ha fatto una verifica fiscale per gli anni dal 2010 al 2013, da cui risulta che le strutture della piattaforma non sono stati accatastate, evadendo le relative imposte: 4,3 milioni di Ici per il biennio 2010-11, 7,1 di Imu per i due anni successivi.

LO DICE LA CASSAZIONE - I baschi verdi si sono fatti forti di una sentenza della Cassazione del febbraio 2005 (n. 13794), dove è stato riconosciuto il potere impositivo delle amministrazioni comunali sulle opere site nelle acque territoriali. Se l'interpretazione dei militari dovesse passare, si aprirebbe un possibile precedente per i 125 impianti offshore (106 piattaforme, 8 unità di supporto, 3 galleggianti e 8 dismesse) che già operano nei nostri mari, alle quali se ne potrebbero aggiungere presto altre, dopo il decreto sblocca Italia varato dal governo Renzi. Bisogna ricordare comunque che dal 2005 a oggi diverse amministrazioni comunali, Pineto, Termoli, Tortoreto, Gela, Porto S. Elpidio, Pedaso,Cupra marittima, Torino di Sangro e Falconara hanno chiesto alle società petrolifere che operano davanti alle loro coste di pagare le imposte sulle trivelle, non riuscendo mai a cavare un euro dalle major del petrolio.