Il Sud rischia uno 'tsunami' demografico
Il tasso di fecondità è sceso quest'anno a 1,31 figli per donna ed è lontano da quello che garantirebbe la stabilità del tasso di crescita della popolazione
ROMA (askanews) - Dal 2001 al 2014 la popolazione è cresciuta a livello nazionale di circa 3,8 milioni, di cui 3,4 milioni al Centro-Nord e 389 mila al Sud. Lo rileva il Rapporto Svimez sull'economia del Mezzogiorno, aggiungendo come il Mezzogiorno andrà incontro a uno «tsunami» demografico.
Il Mezzogiorno rischia uno stravolgimento demografico
In dieci anni, dal 2001 al 2014 sono migrate dal Mezzogiorno verso il Centro-Nord oltre 1 milione 667mila persone, di cui 526 mila under 34 e 205mila laureati. Il tasso di fecondità al Sud è arrivato a 1,31 figli per donna, ben distanti dai 2,1 necessari a garantire la stabilità demografica, e inferiore comunque all'1,43 del Centro-Nord. Nel 2014 al Sud si sono registrate solo 174mila nascite, un livello che ci riporta al minimo storico registrato oltre 150 anni fa, durante l'Unità d'Italia. Nascite in calo anche al Centro-Nord e, per la prima volta, anche nelle coppie con almeno un genitore straniero, che in precedenza avevano invece contribuito ad alimentare la ripresa della natalità nell'area. «Il Sud - spiega la Svimez - sarà quindi interessato nei prossimi anni da un stravolgimento demografico, uno tsunami dalle conseguenze imprevedibili, destinato a perdere 4,2 milioni di abitanti nei prossimi 50 anni, arrivando così a pesare per il 27,3% sul totale nazionale a fronte dell'attuale 34,3%».
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