Furlan: «Le donne poco pagate e poco valorizzate»
Il segretario generale della Cisl, Annamaria Furlan, in occasione della giornata contro la violenza sulle donne, tocca il nodo delicato di donne e lavoro. Per la Furlan, in Italia, la condizione lavorativa della donna è fortemente differente da quella dell'uomo: «A parità di lavoro guadagnano meno degli uomini e le loro competenze vengono sottovalutate».
ROMA - In occasione della giornata contro la violenza sulle donne, il segretario generale della Cisl, Annamaria Furlan, a Repubblica Tv, tratta la questione sempre calda di donne e lavoro, e sostiene che in Italia, come anche in Europa, la donna è messa nella condizione inaccettabile di guadagnare meno rispetto all'uomo. Inoltre, secondo la numero uno di Cisl, ad essere messe in crisi sono proprio le competenze delle donne, sminuite e decisamente sottovalutate nei mestieri che compiono.
SOTTOVALUTATA LA DONNA IN CARRIERA ITALIA - «Nel nostro Paese e in Europa, a parità di lavoro le donne guadagnano meno. Non sempre viene riconosciuto quello che fanno, le competenze che hanno». Quello su cui andrebbe spesa qualche parola in più, secondo la Furlan, sarebbe la questione delicata e ancora troppo attuale delle diverse possibilità che il mondo del lavoro offre alla donna, del tutto diverse e inferiori rispetto a quelle prospettate per l'uomo. Le donne, infatti, - a detta della Furlan - non godono «delle stesse opportunità di carriera» degli uomini. La numero uno di Cisl argomenta la sua tesi spiegando che c'è anche questo alla base dei soprusi perpetrati nei confronti del mondo femminile. «Pressioni e violenza psicologica non di poco conto - ha affermato il segretario del sindacato - su questo abbiamo una grande alleanza con Susanna Camusso».
- 03/04/2019 Castrazione chimica, Bongiorno: «Sarà nel prossimo ddl»
- 03/04/2019 Sì unanime della Camera al reato di revenge porn. La Lega rinuncia alla castrazione chimica
- 25/11/2018 Violenza sulle donne, Giorgia Meloni e la dedica alla piccola Desirée
- 23/11/2018 Laura Boldrini sfida il governo: «La legge contro la violenza sulle donne la scrivo io»