5 novembre 2024
Aggiornato 23:30
Auto & Finanza

FIAT, snodo in vista per la fusione con Chrysler

Quello snodo, scrive il Wall Street Journal, è datata dal voto dagli azionisti del Lingotto che entro il 20 agosto scorso avevano il diritto di esprimersi contro l'operazione che porterebbe la nuova Fiat Chrysler Automobiles ad Amsterdam, con domicilio fiscale nel Regno Unito e quotazione a Wall Street.

NEW YORK - La strada pianificata da Sergio Marchionne verso la fusione tra Fiat e Chrysler deve fare i conti con «un'importante snodo». Quello snodo, scrive il Wall Street Journal, è datata dal voto dagli azionisti del Lingotto che entro il 20 agosto scorso avevano il diritto di esprimersi contro l'operazione che porterebbe la nuova Fiat Chrysler Automobiles ad Amsterdam, con domicilio fiscale nel Regno Unito e quotazione a Wall Street.

I risultati dell'esercizio del diritto di recesso dovrebbero arrivare intorno al primo settembre prossimo «ma la notizia», scrive il quotidiano finanziario, potrebbe arrivare prima. Ma anche se gli azionisti bloccheranno la riorganizzazione - «la cui importanza è statata ridimensionata [da Torino]» visto che «la relazione con Chrysler non cambierebbe dal momento che il gruppo italiano già controlla il 100% del produttore auto USA» - l'amministratore delegato Marchionne «non è tipo da arrendersi, avendo messo a segno accordi favorevoli con partner in joint venture, sindacati e il governo americano». D'altra parte lo scorso sei agosto, in occasione della conference call dedicata ai conti preliminari di Chrysler, il manager italo-canadese era stato chiaro.

Ripetendo quanto spiegato nel corso dell'assemblea che si è svolta lo scorso primo agosto e in cui i soci Fiat hanno dato il via libera alla fusione tra Torino e Detroit, Marchionne aveva detto a inizio mese: «se verrà raggiunto il limite dei 500 milioni» di euro stanziati dal Lingotto per pagare i soci contrari all'operazione «non ci sarà il merger». E aveva anche aggiunto: se il deal salta «aspetteremo finché non ci saranno migliori condizioni per farlo».
Il punto è che un ritardo, conclude il WSJ, «gli impedirebbe di sfruttare i migliori benefici di una Fiat e Chrysler combinate».