16 aprile 2024
Aggiornato 07:30
L'inchiesta

Più cuochi che ragionieri: come cambia l'Italia

Per il prossimo anno si sono registrati più iscritti nelle scuole superiori dedicate a enogastronomia e ospitalità alberghiera rispetto a istituti tecnici di amministrazione e finanza. Il 54% dei giovani d'oggi preferirebbe gestire un agriturismo piuttosto che lavorare in banca. Il boom anche grazie alle trasmissioni tv sul cibo

ROMA - Fantozzi addio, l’Italia cambia e il ragioniere per la prima volta non è la professione piu' ambita degli italiani con il crollo delle nuove iscrizioni agli istituti tecnici di amministrazione, finanza e marketing e il boom di quelle alle scuole di enogastronomia e ospitalità alberghiera che mettono a segno uno storico sorpasso e conquistano il primato nelle preferenze dei giovani. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulle iscrizioni al primo anno della scuola secondaria di secondo grado, statali e paritarie per l’anno scolastico 2014/2015 del Ministero dell'istruzione, dell'Uniersità e della Ricerca (Miur).

Per il prossimo anno - sottolinea la Coldiretti - si sono iscritti alle prime classi degli istituti tecnici di amministrazione, finanza e marketing appena 45.531 giovani con un calo del 4 per cento rispetto all’anno in corso, mentre quelli che hanno optato per l’enogastronomia e l’ospitalità alberghiera sono stati ben 48.867, in aumento del 5 per cento secondo un trend in atto ormai da diversi anni. Oggi quasi uno studente neoiscritto alle scuole superiori su 10 ha scelto gli Istituti professionali dedicati all’enogastronomia e all’attività alberghiera per i quali negli ultimi anni - continua la Coldiretti - si è registrata una escalation senza freni tanto che oggi rappresentano oltre il 9,2 per cento dei totale dei 530.911 giovani iscritti al primo anno delle scuole secondarie per l'anno 2014/2015. Complessivamente - precisa la Coldiretti - oltre la metà dei giovani iscritti al primo anno (50,1 per cento) ha scelto il liceo, il 30,8 per cento gli istituti tecnici ed il restante 19,1 per cento gli istituti professionali.

La tendenza a privilegiare l’alimentazione come sbocco lavorativo è confermata anche dal sondaggio Coldiretti/Ixe’ secondo il quale il 54 per cento dei giovani oggi preferirebbe gestire un agriturismo piuttosto che lavorare in una multinazionale (21 per cento) o fare l’impiegato in banca (13 per cento). Ed anche che il 50 per cento degli italiani ritengono che cuoco e agricoltore siano le professioni con la maggiore possibilità di lavoro. Per questo - continua la Coldiretti - l’88 per cento degli italiani afferma che il sistema di formazione nazionale andrebbe riqualificato anche con un corso specializzato all’Università sulla valorizzazione del Made in Italy.

«Numeri che testimoniano una vera rivoluzione culturale, con i giovani che hanno visto prima e meglio di altri dove ci sono reali prospettive e di fiducia per l’Italia che per crescere deve tornare a fare l’Italia e puntare su quegli asset di distintività nazionale che garantiscono un valore aggiunto nella competizione globale come il territorio, il turismo, la cultura, l’arte, il cibo e la cucina» ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo.

Nonostante l’immagine stereotipata della cinematografia che ha avuto il suo apice nella indimenticabile interpretazione del Ragionier Fantozzi da parte di Paolo Villaggio, il mito del posto di lavoro da ragioniere in banca ha resistito- sostiene la Coldiretti - per intere generazioni ma non alla drammatica crisi finanziaria che dal 2008 ha portato a chiusure, ristrutturazioni e fusioni ed alla perdita di posti di lavoro. Un segnale significativo per gli sbocchi professionali futuri viene anche dall’importante lotta alla burocrazia che l’azione del nuovo governo guidato dal premier Matteo Renzi intende intraprendere per semplificare la vita alle imprese e ai cittadini. Una situazione che ha cambiato le prospettive occupazionali dei nuovi giovani che in misura crescente ritengono che la possibilità di esprimere la propria creatività sia diventata premiante rispetto all’impegno negli strumenti finanziari di un istituto di credito o nei prodotti fortemente pubblicizzati di una grande multinazionale.

Lo dimostra anche - conclude la Coldiretti - il boom delle pubblicazioni e delle trasmissioni televisive dedicate alla cucina, ma anche da internet dove si contano oltre 415 mila italiani che dichiarano di partecipare regolarmente a community sul web centrate sul cibo, e sono invece complessivamente oltre 1,4 milioni quelli che vi prendono parte, comprendendo coloro che vi ricorrono solo in condizioni particolari come le feste.