20 aprile 2024
Aggiornato 08:00
Imposte

L'Imu sarà «mini» e si dovrà pagare entro il 16 gennaio

Il ministro dell'Economia Saccomanni: «La prima rata dell'imposta non è stata cancellata del tutto per non sforare il tetto del 3% del deficit/Pil». La scadenza per il versamento della rata, prevista il 16 gennaio, «è stata fissata il più tardi possibile compatibilmente con la necessità di contabilizzare le entrate nel 2013»

ROMA - «L'Imu non è stata cancellata del tutto per non sforare il tetto del 3 per cento del deficit/Pil», ha spiegato il ministro dell'Economia, Fabrizio Saccomanni, nel corso di un'audizione al Senato sul decreto Imu, spiegando che sulle coperture «non vi erano alternative».

NON POTEVAMO ELIMINARLA - Saccomanni ha detto che «un completo sgravio richiedeva risorse aggiuntive da recuperare per mantenere il deficit entro la soglia del 3 per cento». La scadenza per il versamento della mini rata Imu, prevista il 16 gennaio, «è stata fissata il più tardi possibile compatibilmente con la necessità di contabilizzare le entrate nel 2013», ha commentato il ministro, che ha aggiunto: «Qualora ai Comuni venga assegnato, mediante il meccanismo previsto dal decreto legge, un ammontare di risorse superiore a quanto necessario in base alle aliquote e detrazioni in vigore nel 2013, l'eccedenza verrà restituita dai Comuni ai contribuenti nel 2014». Saccomanni ha ricordato che il versamento dovuto dai contribuenti a gennaio determinerebbe entrate nell'ordine di 400 milioni.

UN SOSTEGNO A FAMIGLIE - Il decreto Imu «costituisce anche uno strumento per sostenere le famiglie in questa difficile fase congiunturale», ha affermato il ministro dell'Economia, spiegando che il provvedimento «si inserisce nel contesto della revisione complessiva della tassazione degli immobili. Diversi Comuni hanno deciso di intervenire sulle aliquote relative all'abitazione principale, alcuni in riduzione ma in prevalenza con aumenti del prelievo. In numerosi casi - ha spiegato - tali interventi si sono resi necessari per salvaguardare l'equilibrio di bilancio, data l'impossibilità di attivare strumenti impositivi alternativi. Le aliquote dell'Imu su altre tipologie di immobili e quelle dell'addizionale Irpef sono in molti casi già prossime ai livelli massimi consentiti dalla legge».

DEBITO DEVE RIDURSI - Il titolare dell'Economia è poi tornato sul rapporto deficit-Pil, dicendo che il consolidamento dei conti pubblici «è condizione necessaria per avviare un solido e duraturo percorso di sviluppo dell'economia. Per questa ragione l'indebitamento netto deve restare entro la soglia del 3 per cento del Pil, il disavanzo strutturale deve tendere verso il pareggio e il peso del debito deve ridursi. Raggiungere questi risultati - ha osservato - è interesse prioritario del nostro Paese».
A proposito delle coperture, Saccomanni ha osservato che «l'introduzione dell'acconto per l'imposta sostitutiva che riguarda le attività finanziarie detenute in regime di risparmio amministrato» sono «interventi che hanno un impatto rilevante sui comparti bancario, finanziario e assicurativo, ma che riflettono la necessità di reperire risorse la cui entità non fosse soggetta a incertezza in un lasso di tempo estremamente breve».

BANKITALIA RIMANE AUTONOMA - Quanto al decreto sulla Banca d'Italia «non ha inteso modificare le linee portanti» di Via Nazionale, «non pregiudica l'autonomia e l'indipendenza dell'istituto», ha rassicurato il ministro, sottolineando anche che il provvedimento «non crea conflitto di interessi». Sul decreto Imu-Bankitalia, comunque ha ricordato Saccomanni, «il governo è aperto al contributo del Parlamento».

PRESERVATA NATURA PRIVATISTICA - La politica economica «deve continuare a sostenere l'attività produttiva e a migliorare la competitività delle nostre imprese: questa è l'unica strada per creare occupazione, assicurare valide prospettive alle generazioni più giovani e limitare il costo del debito pubblico», ha affermato il ministro. Il titolare di Via XX Settembre ha precisato inoltre che «viene preservato il modello caratterizzato dalla natura privatistica dell'assetto proprietario della Banca d'Italia». Viene ribadito «il divieto di ingerenza nelle funzioni istituzionali della Banca, in particolare la vigilanza bancaria e finanziaria e la politica monetaria. Si era resa necessario una rivalutazione del capitale della Banca, divenuto con il passare dei decenni meramente simbolico. L'ammontare massimo dei dividendi distribuiti ai partecipanti è di 450 milioni, si passa da un dividendo contenuto ma di entità crescente nel tempo (potenzialmente senza limiti) a un dividendo maggiore ma soggetto a un limite fisso, garantendo quindi un automatico rafforzamento della base patrimoniale della Banca».

INCERTEZZA SU ENTRATE - Il provvedimento, ha concluso Saccomanni, «potrebbe determinare maggiori entrate tributarie per le amministrazioni pubbliche». Tuttavia, «prudenzialemte le valutazioni ufficiali non imputano alcun gettito al provvedimento. Questa scelta cauta riflette l'incertezza non solo sui tempi di realizzazione di queste eventuali maggiori entrate, ma anche sulla loro entità». Il ministro ha rilevato infine, che «la parte di gettito direttamente connessa con la rivalutazione avrebbe natura una-tantum e quindi non avrebbe alcun impatto sull'indebitamento netto strutturale».

NESSUN REGALO A QUOTISTI - Dalla rivalutazione delle quote della Banca d'Italia non viene fatto «nessun regalo», ha chiarito il ministro dell'Economia: «Non c'è nessun regalo ma viene riconosciuto ai quotisti della Banca d'Italia l'utile accresciuto che Bankitalia ha trattenuto nei suoi conti e che ritiene sia possibile adesso in parte redistribuire ai quotisti. C'è stato un atteggiamento molto prudente da Bankitalia nella distribuzione degli utili che ha portato a un livello di patrimonializzazione della Banca molto elevato anche nel confronto internazionale». In generale, Saccomanni ha detto che il tema della rivalutazione delle quote è stato «uno dei tempi più dibattuti. Né la Banca d'Italia né il governo hanno iniziato il dibattito, ma è stato da più parti sostenuto che un modo per affrontare i problemi di finanza pubblica era la rivalutazione del capitale della Banca d'Italia con effetti vantaggiosi per le banche, il fisco. Noi ci siamo trovati nella necessità urgente di fare chiarezza su questo tema».

QUOTISTI SOLO ITALIANI - Il titolare dell'Economia ha sottolineato che «c'era una forte richiesta da parte di investitori istituzionali come le Fondazioni che dicevano che per legge non si possono comprare titoli che rendono così poco. Una riduzione del limite (della quota di possesso al 5% di Bankitalia da parte dei soci) al 3 per cento con allungamento del periodo transitorio non dovrebbe essere impossibile». La rivalutazione delle quote della Banca d'Italia «non avrà effetti sugli stress test di adesso, ma si rifletterà sulle valutazioni di dicembre 2014: non c'è un riflesso immediato ma ci sarà», ha affermato Saccomanni, aggiungendo: «Non nego che era uno degli obiettivi dell'operazione, visto che sono diritti acquisiti dei quotisti della Banca che possono essere utilizzati per rafforzare la loro base patrimoniale per fare credito all'economia». Sul problema dell'italianità, ha commentato il titolare di via XX settembre «credo non ci siano motivi di preoccupazione, né per quanto riguarda l'indipendenza. I quotisti in linea di principio dovrebbero essere solo italiani».

VENDITA IMMOBILI 500 MILIONI - Infine Saccomanni ha annunciato: «Entro quest'anno riusciamo, per la prima volta da tanto tempo, a vendere un pacchetto di immobili del demanio per un valore di circa 500 milioni».