7 ottobre 2024
Aggiornato 06:00
Per la Lega l'Imu agricola mette a rischio le colture collinari

Busin: «Si gonfiano il petto con l'agricoltura, poi la bombardano»

Alla Camera, la scorsa settimana, è stata approvata l'Imu agricola. Il nuovo testo conferma il pagamento della tassa sui terreni, con l'esenzione di quelli classificati come montani, in quelli ritenuti parzialmente montani sarebbero esclusi coltivatori e imprenditori agricoli. La Lega si dice in assoluto disaccordo con la norma e denuncia le falle.

ROMA«Hanno fatto il classico pasticcio, creando delle ingiustizie e delle discriminazioni ingiustificate tra i vari comuni». Per Filippo Busin, deputato della Lega nord, la legge sull'Imu agricola passata alla Camera dei deputati la scorsa settimana è l'ennesima mossa maldestra del governo per tappare un errore. In un'intervista rilasciata al DiariodelWeb.it, il deputato leghista sottolinea come, attraverso la normativa vigente, venga fortemente danneggiata l'economia di quei territori – soprattutto di tipo collinare – ingiustamente tassati dal governo.

UNA LEGGE INGIUSTA - «Siamo assolutamente contrari» alla tassa dell'Imu sui terreni agricoli, commenta Busin. «Ci sono stati ricorsi al Tar, interrogazioni e desso hanno rimediato parzialmente con questa, ma di sicuro è un'altra suddivisione fatta in modo non razionale, senza conoscere il territorio». Il deputato punta l'attenzione sulla conformazione morfologica di alcuni territori della penisola, in cui le l'economia agricola è 'naturalmente' penalizzata e che, da oggi, verranno sottoposti ad un ulteriore peso, quello della tassazione Imu. «Ci sono comuni parzialmente montani che sono considerati pianura, confinanti con comuni che hanno la stessa morfologia, la stessa conformazione geologica che sono considerati montani: hanno fatto il classico pasticcio, creando delle ingiustizie e delle discriminazioni ingiustificate tra i vari comuni. Ricordiamoci che questi sono territori, quelli collinari, disagiati, e non hanno una resa reddituale paragonabile a quella di altri terreni e fanno un'agricoltura che andrebbe supportata e agevolata, non agevolata con queste imposte», spiega Busin. Sbaglia ancora il governo e lo fa affossando un settore economico che, invece, avrebbe tutte le carte per rappresentare un nodo di sviluppo non indifferente.

DIFFICOLTÀ DEL TERRITORIO IGNORATE - Il Made in Italy viene danneggiato dalla tassazione, «ci sono vari prodotti famosi e apprezzati in tutto il mondo che vengono coltivati nelle zone disagiate» e che con l'Imu agricola subirebbero un forte arresto. Oltretutto, secondo l'onorevole Busin, in ballo ci sarebbe un altro discorso legato alle difficoltà dei territori e, più in particolare, a quei territori collinari che faticano di più nelle produzioni agricole: «Le zone collinari sono quelle più soggette a dissesti e a frane e che sono le più colpite da eventi atmosferici estremi, in questo modo, invece di dare uno stimolo a far sì che siano coltivati e mantenuti in ordine dai coltivatori, diamo un incentivo perché vengano abbandonati e aumentiamo il rischio di dissesto futuro. Sì, la coltivazione ha anche un ruolo di salvaguardia e preservazione del territorio, soprattutto quelli collinari e pedemontani», precisa il deputato.

LE PECCHE DELLA NORMA - Il nuovo testo approvato alla Camera conferma, quindi, il pagamento dell'Imu sui terreni, con l'esenzione di quelli classificati come montani, in quelli ritenuti parzialmente montani sarebbero esclusi coltivatori e imprenditori agricoli. Per i comuni classificati come non montani, invece, non sarebbe prevista alcun tipo di esenzione. È scritto nel ddl 66 del 2014 che una parte della copertura di quegli 80 euro proviene proprio dalla Imu agricola, ma, oltre a questo, il deputato Filippo Busin sottolinea anche una ulteriore ingiustizia legata alla norma in questione: «Oltretutto in questo decreto sull'Imu agricola è stata tolta la possibilità di detrarre il 50% del costo della base imponibile Irap di braccianti agricoli stagionali, quelle persone che lavorano 150 giorni all'anno nell'agricoltura, quindi sono altri 46 milioni che vengono tolti all'agricoltura». Tutto questo avviene nell'anno dell'Expo 2015, quando, invece, all'agricoltura viene dato un posto di rilievo nel dibattito pubblico, ma, a quanto pare, solo in quello: «Sì, è una contraddizione continua», conclude il deputato della Lega nord.