«Rispetto al '92 spendiamo il doppio per auto, casa, sanità. Reddito indietro di 25 anni»
L'associazione stima un esborso di 6mila 500 euro per le spese «obbligate» (abitazione, trasporto, assicurazioni e cure mediche), che erano 2mila 700 20 anni fa. Sangalli: «Ripresa è solo un annuncio, rilanciare domanda interna»
ROMA - Rispetto a 20 anni fa spendiamo circa il doppio per le spese «obbligate», quelle cioè legate all'abitazione ai trasporti, alle assicurazioni e ai carburanti o alla sanità. Lo ha calcolato Confcommercio che ha stimato per il 2013, un esborso medio di 6mila 500 euro a testa, a fronte dei 2mila e 700 del 1992. Non solo Confcommercio ha stimato che il reddito disponibile è tornato indietro ai livelli del 1988: allora si aveva a disposizione una cifra pari a mille e 33 euro, la stessa di oggi (1032).
CANCELLARE AUMENTO IVA - Quindi ha avvertito il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli: «Un aumento dell'Iva andrebbe a colpire le fasce più deboli con il rischio di accelerare il passaggio dalla crisi economia alla crisi sociale». Il governo, ha detto Sangalli, deve «cancellare definitivamente un ulteriore aumento dell'aliquota Iva: imprese e famiglie sono già durissimamente colpite dalla crisi, oltre a questo c'è la priorità della riduzione del cuneo fiscale».
BASTA SCONTRI IN POLITICA - Sangalli ha continuato: «La ripresa è solo, in questo momento, un annuncio: imprese e famiglie restano ancora in attesa». Ecco perché ha aggiunto il presidente, bisogna «fare di tutto per evitare la crisi di governo perché il prezzo per imprese e famiglie sarebbe altissimo e insostenibile. La politica deve abbandonare il confronto muscolare e concentrarsi sulle necessità del Paese. Abbiamo chiesto un incontro con il governo per definire il percorso delle priorità a partire dalla riforma fiscale». Inoltre, secondo il leader di Confcommercio, «per agganciare la ripresa occorre rilanciare la domanda interna» perché «le famiglie da troppo tempo stanno patendo un'insostenibile crisi dei redditi».
ECONOMIA REALE NON CRESCE - Sangalli ha sottolineato che: «Anche se alcuni importanti indicatori, quali l'export e la fiducia delle imprese, iniziano a dare segnali di risveglio purtroppo ancora non si registrano effetti di contaminazione sull'economia reale». Il crollo dei consumi «è finito», ma anche l'anno prossimo resteranno al palo, ha continuato il presidente. Quest'anno i consumi caleranno del 2,4 per cento, mentre l'anno prossimo scenderanno dello 0,2 per cento. Fino a giugno dell'anno prossimo i consumi, secondo Confcommercio, resteranno fermi.
SEGNALI RIPRESA DEBOLI E CONTRADDITTORI - Per questo «noi manteniamo - ha aggiunto il presidente - le stime diffuse a marzo con il Pil in calo dell'1,7 per cento nel 2013 in aumento dello 0,5 per cento nel 2014». Il 2014 sarà caratterizzato da una «modestissima ripresa» con il Pil che segnerà +0,5 per cento grazie alla timida inversione tendenza degli investimenti (+0,9%) e dall'andamento positivo della domanda estera netta. Le stime sono dell'ufficio studi di Confcommercio che ha riconfermato il quadro economico diffuso sette mesi fa. Per il direttore dell'ufficio studi di Confcommercio, Mariano Bella, «i segnali di ripresa sono deboli e gravemente contraddittori. La ripresa è più un fatto di statistica che di realtà. Abbiamo piantato il semino della ripresa, ma i germogli ancora non si vedono. Quest'anno il Pil calerà dell'1,7 per cento: nel terzo trimestre sarà pari a zero, mentre ci sarà una piccola crescita nel quarto trimestre (+0,2%)».
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