Geologi al fianco dei lavoratori del Sulcis
Gianvito Graziano, presidente del Consiglio nazionale dei geologi: «Siamo al fianco dei lavoratori del Sulcis. In Italia abbiamo materie prime che invece preferiamo importare dalla Cina. E' necessaria una serena riflessione sulla possibilità di tornare ad estrarre le nostre materie prime»
ROMA - I geologi italiani si schierano ocn i lavoratori della Carbosulcis, asserragliati per protesta nella nella miniera di Nuraxi Figus, a Gonnesa, nella provincia sarda Carbonia-Iglesias. «Siamo al fianco dei lavoratori del Sulcis. In Italia abbiamo materie prime che invece preferiamo importare dalla Cina. E' necessaria una serena riflessione sulla possibilità di tornare ad estrarre le nostre materie prime»: sottolinea Gianvito Graziano, presidente del Consiglio nazionale dei geologi.
SIAMO RIMASTI AL PALO - «L'Italia - sottolinea Graziano - ha perso la capacità di investire, soprattutto nell'industria mineraria, ma anche in quella estrattiva. Siamo rimasti al palo, anche in un momento di forte crisi economica, rispetto al resto dell'Europa, che invece fonda buona parte delle proprie economie e basa i propri investimenti sulle materie prime». La Comunità europea - ricorda il presidente dei geologi - ha individuato 14 materie prime strategiche, molte delle quali hanno un utilizzo diretto nell'innovazione tecnologica e soprattutto nell'industria hi-tech. Tra queste c'è l'antimonio, di cui è ricca la Toscana, ma in Italia preferiamo importarne il 90%, soprattutto dalla Cina, che ne ha attualmente il monopolio.
UNA DELLE CINQUE SFIDE SOCIALI DELL'EUROPA - Per il presidente dei geologi «quello delle materie prime è una delle cinque sfide sociali dell'Europa ma in questo momento il nostro Paese non ritiene di raccoglierla. Eppure abbiamo competenze e know how, ma dobbiamo rivedere la nostra politica economica, industriale, e mi permetto di dire da geologo, soprattutto culturale. Una nuova politica di sviluppo è necessaria, ma senza pregiudizi e senza eccessi». Secondo Graziano quindi occorre mettere mano ad una legge quadro nazionale, considerato che quella attuale è del 1927, che coordini tutte le legislazioni regionali. I geologi ricordano l'esempio della Germania, che ha costituito una nuova agenzia per le risorse minerarie, la Francia e la sue iniziative di attività minerarie in Marocco, l'accordo che l'Unione Europea sta definendo con la Danimarca, per l'estrazione di terre rare in Groenlandia. «Per uscire dalla crisi, come non pensare di sfruttare quelle materie prime che ci stanno sotto i piedi? Eppure in Italia il fatturato per i soli comparti dei materiali lapidei e della sabbia - conclude Graziano - ha sfiorato nel 2010 i 4 miliardi di euro, circa l'1% del Pil».