19 aprile 2024
Aggiornato 18:30
Unione Europea | La politica fiscale

Fisco, Bruxelles non vuole accordi separati con Berna su interessi depositi

Il commissario Semeta chiarisce che gli accordi bilaterali su materie fiscali con i paesi terzi devono essere compatibili con il diritto comunitario, e devono essere evitate sovrapposizioni nei settori coperti dalla legislazione UE

BRUXELLES - La Commissione europea chiede a tutti gli Stati membri di non muoversi alla spicciolata, cercando accordi bilaterali separati con Berna per lo scambio di informazioni o la tassazione dei redditi generati dal risparmio depositato 'in nero' nelle banche svizzere, e di perseguire invece il 'metodo comunitario', conferendo a Bruxelles il mandato per negoziare accordi fra l'Ue e la Svizzera, o altri paesi terzi, «per il bene di tutti i Ventisette».

L'argomentazione è sviluppata in una lettera che il commissario europeo alla Fiscalità, Algirdas Semeta, ha inviato oggi a Margrethe Vestager, ministro dell'Economia danese e presidente di turno del Consiglio Ecofin, e in copia a tutti gli altri ministri delle Finanze dell'Ue. Il commissario chiarisce che gli accordi bilaterali su materie fiscali con i paesi terzi devono essere compatibili con il diritto comunitario, e devono essere evitate sovrapposizioni nei settori coperti dalla legislazione Ue. Semeta sottolinea anche l'importanza di affrontare con un approccio comunitario questo tipo di evasione fiscale, aiutando gli Stati membri a recuperare le tasse non pagate.

Germania e Gran Bretagna hanno già stipulato intese bilaterali con la Svizzera, ricorda il commissario, riferendo che i suoi servizi «hanno avuto delle discussioni molto costruttive con le autorità britanniche e tedesche per garantire la compatibilità dei loro accordi con il diritto Ue», e dicendosi «fiducioso che sarà trovata una soluzione soddisfacente». L'Italia, che in un primo tempo era stata tentata di seguire la stessa strada di Londra e Berlino, rispetterà invece l'approccio comunitario, ha annunciato venerdì scorso, a Bruxelles, il premier Mario Monti.

«L'Ue ha una legislazione in vigore che prevede lo scambio automatico di informazioni sui redditi generati dal risparmio depositato oltre frontiera, così come un regime trdizionale basato su una ritenuta alla fonte. In più, ci sono accordi a livello Ue con alcuni paesi terzi, inclusa la Svizzera. Per sviluppare le strutture esistenti che coprono il trattamento dei redditi generati dal risparmio, la Commissione ha presentato nel 2008 una proposta di modifica della direttiva sul risparmio, attualmente in corso di negoziato al Consiglio Ue e al Parlamento europeo», si spiega nella lettera. La proposta «estende la definizione di pagamento d'interessi e introduce meccanismi rafforzati per individuare i proprietari dei fondi» ovvero i potenziali evasori.

«In questo contesto, gli Stati membri devono astenersi dal negoziare, siglare, firmare o ratificare accordi con la Svizzera o con altri Stati terzi, se viene toccato un qualunque aspetto regolamentato a livello Ue», avverte Semeta, osservando che «è più che mai necessario dare un'alta priorità in Consiglio Ue al conferimento alla Commissione del mandato per avviare negoziati con i nostri partner, inclusa la Svizzera».