Cina, in centinaia minacciano il suicidio nell'impianto Foxconn
Per il mancato pagamento di una buonuscita promessa dal gruppo. Foxconn è uno dei gruppi che controlla i maggiori impianti di produzione di elettronica in Cina, dove produce beni e componenti per gruppi mondiali del calibro di Apple, Sony e Nokia
PECHINO - Circa 300 dipendenti di una fabbrica cinese del colosso dell'elettronica Foxconn hanno minacciato la scorsa settimana di commettere un suicidio di massa per protestare contro il mancato pagamento di una buonuscita promessa loro dall'azienda.
Stando a quanto riferito dagli attivisti del gruppo o China Jasmine Revolution, citati oggi dal Daily Mail, la disputa è scoppiata all'inizio dell'anno, a seguito della richiesta di un aumento di stipendio per 100 dipendenti. Foxconn avrebbe risposto alla loro richiesta lanciando un ultimatum: i lavoratori potevano dimettersi con una buonuscita di mese di stipendio per ogni anno lavorato nell'azienda o tornare al lavoro. Molti lavoratori avrebbero quindi lasciato il lavoro, senza però ottenere quanto promesso. A quel punto, il 3 gennaio scorso, 300 dipendenti sono saliti sul tetto dello stabilimento, minacciando il suicidio.
Foxconn è uno dei gruppi che controlla i maggiori impianti di produzione di elettronica in Cina, dove produce beni e componenti per gruppi mondiali del calibro di Apple, Sony e Nokia. Nel 2010, diversi dipendenti dei suoi impianti si suicidarono, tanto che il gruppo decise di aumentare del 70% i salari.
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