19 aprile 2024
Aggiornato 15:00
Welfare | Previdenza

Pensioni: Fornero, riforma già fatta. Ora accelerare

Dal neo-ministro del Welfare, Elsa Fornero, è arrivata una prima indicazione sul percorso che il governo Monti si appresta a percorrere sui temi della previdenza. Bonanni: «Anzianità? C'è altro da fare prima.» Cgil: «No far cassa»

ROMA - La riforma delle pensioni è «largamente» già fatta ma, ora, i «tempi potranno essere accelerati». Dal neo-ministro del Welfare, Elsa Fornero, è arrivata una prima indicazione sul percorso che il governo Monti si appresta a percorrere sui temi della previdenza. Sino a questo momento, l'esecutivo e la Fornero non hanno scoperto le carte e dovrebbero cominciare a farlo con le parti sociali che hanno subito dato un'apertura di credito al ministro pur ponendo alcuni paletti.
Sul tavolo sono diversi gli ambiti dove si potrebbe intervenire, a partire dall'eventuale anticipo del requisito per la pensione di vecchiaia che la legge di stabilità ha già innalzato per tutti, donne e uomini, a 67 anni a partire dal 2026. E in una fase in cui il governo tiene a ribadire che le tre stelle polari sono «rigore, equità e crescita», in campo potrebbe esserci un più rapido raggiungimento di quota 100 per le pensioni di anzianità con incentivi per restare di più al lavoro e il metodo contributivo pro rata per tutti a partire dal 2012.

Bonanni: Anzianità? C'è altro da fare prima - Sull'esigenza di mettere mano alle pensioni d'anzianità, è tornata ieri anche la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, secondo cui bisogna fare la riforma delle pensioni «non certo per ridurre gli assegni, ma per togliere alcune anomalie come, per esempio, le pensioni di anzianità». Ma dal leader della Cisl, Raffaele Bonanni, arriva uno stop: ok a nuovi interventi sulle pensioni solo se saranno fatti nel nome dell'equità. No quindi a misure sulle pensioni di anzianità se prima non si rende obbligatoria la previdenza integrativa per i giovani detassando i fondi e se non ci sarà l'armonizzazione dei contributi e dei trattamenti previdenziali.
«Le dichiarazioni del ministro, e le sue affermazioni sulla condizione del lavoro - sostiene la Cgil - ci fanno sperare che gli ulteriori interventi sulla previdenza non saranno orientati né a fare cassa, né ad appesantire ulteriormente la situazione delle lavoratrici e dei lavoratori». Per la Uil è l'ennesima conferma che il sistema italiano è in equilibrio e che piuttosto occorre ora eliminare i privilegi.

Le poche parole pronunciate dal neo-ministro sono state ben accolte da Pd, Fli e Idv (in particolare il passaggio sul fatto che il sistema italiano è solido). Tutti però hanno messo i loro paletti. Piero Ichino del Pd invita al recupero del criterio di uscita flessibile a scelta del lavoratore e a salvaguardare le pensioni di anzianità. Enzo Raisi di Fli invece chiede il graduale superamento delle pensioni di anzianità e il contributivo per tutti. Il responsabile lavoro e welfare dell'Italia dei Valori, Maurizio Zipponi, invece, mette in guardia l'esecutivo da riforme che servono solo a «fare cassa su chi ha già lavorato 40 anni e sulle donne, che non hanno avuto nessun ritorno dall'aumento dell'età pensionabile».