25 aprile 2024
Aggiornato 05:30
La crisi del debito sovrano

Fitch declassa l'Italia e taglia il rating della Spagna

Ok alle misure sui conti, ma le «esitazioni» hanno minato la fiducia sul Governo

ROMA - E Tre. Stavolta la bordata è arrivata da Fitch: dopo Standard & Poor's e più di recente Moody's, la terza maggiore agenzia di rating ha sua volta declassato la valutazione sui titoli di debito pubblico dell'Italia. Il voto di affidabilità cala di un gradino, da AA- A+, peraltro Fitch ha aggiunto di mantenere un outlook negativo, preludio di possibili ulteriori declassamenti. L'Italia non è stata sola in queste sgradite variazioni, Fitch ha comunicato di aver declassato anche la Spagna, in questo caso due gradini in meno a AA-, lasciando anche qui un outlook negativo. Per ora ha invece confermato il rating del Portogallo, che tuttavia era ad un livello ben più basso, BBB- per uno dei paesi finiti sotto la rete di aiuti di Unione europea e Fondo monetario internazionale.

Il tutto ha innescato un calo repentino dell'euro, che finisce a 1,3394 dollari negli scambi di metà seduta a New York, mentre a Wall Street si sono subito spenti i tentativi di rialzo, che si erano creati dopo dati leggermente migliori del previsto dal versante dell'occupazione.

Ed è proprio la crisi su scala europea a pesa sul rating della penisola. «Costituisce uno shock economico e finanziario rilevante - ha spiegato Fitch con un comunicato - che ha indebolito il profilo creditizio del paese». Secondo Fitch «una soluzione comprensiva e credibile di questa crisi» europea «è politicamente e tecnicamente complessa, e richiederà tempo», ma nel frattempo la vicenda ha avuto un impatto negativo sull'intera regione.

In questo quadro però Fitch lamenta alcune pecche alle reazioni del Belpaese. Se le recenti misure hanno «migliorato in maniera rilevante» gli sforzi di risanamento dei conti, Fitch lamenta che «inizialmente la risposta esitante del governo italiano al contagio sugli spread ha a sua volta minato la fiducia dei mercati, sulla sua effettiva capacità di traghettare l'Italia attraverso la crisi dell'area euro».

L'agenzia precisa che anche con questo declassamento il profilo di rischio dell'Italia «resta relativamente forte e sostenuto da una posizione di bilancio favorevole quando paragonata ai suoi pari europei». L'Italia è un paese «solvente», prosegue l'agenzia, e in più in quanto terza maggiore economia dell'area euro viene dato per scontato che in caso di scenari estremi «la Bce, oppure il fondo europeo salva Stati o il Fondo monetario internazionale fornirebbero sostegni contro una crisi di liquidità che si autoalimentasse».

Peraltro l'agenzia si attende che vengano centrati gli obiettivi di risanamento previsti, giudicando «attuabile» anche quello di ridurre il rapporto debito-Pil. Tuttavia se sul breve periodo gli obiettivi di risanamento sono praticabili, il paese non sta affrontando le sue criticità strutturali. L'elevata pressione fiscale, avverte Fitch, è tra i fattori che limitano le prospettive di crescita economica del paese, ed è destinata a salire ancora.

I problemi di fondo che richiederebbero riforme sono ben noti, ricorda Fitch: pubblica amministrazione inefficiente, debito pubblico e pressione fiscale elevati, barriere alla concorrenza, rigidità sul mercato del lavoro e un pronunciato divario tra Nord e Sud del paese. Anche con questo taglio, l'Italia mantiene «un elevato rating di investment grade», ricorda Fitch. «Affrontare l'attuale crisi di fiducia centrando gli obiettivi di risanamento, e facendo progressi sulle riforme necessarie a migliorare il potenziale di crescita - conclude l'agenzia con una nota di speranza - stabilizzerebbe il rating - e spingerebbe verso la soluzione della crisi dell'area euro».