28 marzo 2024
Aggiornato 23:30
La crisi e l'agricoltura

Crisi: Confagricoltura, non c’è spazio per attendismo e vittimismo

Guidi: «Da Trichet il giusto riconoscimento alle potenzialità delle imprese italiane. Ora bisogna accendere i motori»

ROMA - «Penso che dell’Italia non ci possa essere immagine più nitida e condivisibile di quella tracciata dal presidente della Bce, perché fotografa una realtà di impegno del lavoro d’impresa, della capacità degli imprenditori di assumere rischi e responsabilità per sé stessi e per la crescita economico-sociale del nostro Paese. Un quadro dinamico, in cui non c’è spazio per attendismo e vittimismo. Se davvero si vuole combattere efficacemente la crisi è ora di accendere i motori». Questa la riflessione di Mario Guidi, presidente di Confagricoltura, a proposito delle dichiarazioni rilasciate da Jean Claude Trichet in un’intervista al Corriere della Sera.

«Il presidente dell’Istituto di emissione europeo - prosegue Guidi - parla di un’Italia con potenziale immenso, e in questo voglio ricordare la vasta parte che ha l’agricoltura, ma con una crescita non consona alle capacità complessive del Paese. E parla di misure da applicare al più presto, con altre per liberare le forze produttive italiane. Una battaglia in cui Confagricoltura è impegnata da anni, per togliere piombo dalle ali delle imprese agricole che devono destinare oltre cento giornate lavorative l’anno al disbrigo di pratiche e adempimenti burocratici».

«Altri punti salienti nel discorso di Trichet - aggiunge il presidente di Confagricoltura - sono quelli che riguardano le professioni, la flessibilità del mercato del lavoro, l’istruzione, il training, l’innovazione. Capitoli che fanno parte di tutti i documenti di richieste e proposte che Confagricoltura ha consegnato negli ultimi anni a governo e opposizione».

«Ma soprattutto - conclude Guidi - a darci forza è il riconoscimento del presidente della Bce alla capacità imprenditoriale delle famiglie e alla loro devozione alla vita d’impresa. Un modo di essere che noi imprenditori agricoli sentiamo profondamente nostro e che, troppo spesso, ci sembra essere misconosciuto in maniera quasi preconcetta».