26 aprile 2024
Aggiornato 04:30
I presupposti ci sono tutti

Gas, nuova crisi tra Russia e Ucraina?

Fonte di Kiev dopo la visita di Yanukovich a Sochi: «Ci prepariamo»

MOSCA - Nessuna notizia, ma un netto presentimento è trapelato dall'incontro di ieri tra Dmitri Medvedev e Viktor Yanukovich a Sochi: Russia e Ucraina si avviano verso una nuova 'guerra del gas'. La sensazione, riporta il quotidiano Kommersant, circola senza dubbio tra gli addetti ucraini al delicato dossier ieri in visita sul Mar nero.
«Cominciamo già a prepararci moralmente a una eventuale nuova ripetizione del conflitto del gas», ha confidato una fonte governativa alla testata economica, sempre bene informata.

I presupposti ci sono tutti. Da mesi Kiev tenta di ottenere uno sconto sulle tariffe del metano fornito dalla Russia. Mosca replica che non è da escludere, ma in cambio l'Ucraina deve dare qualcosa: l'adesione all'Unione doganale formata da Russia, Bielorussia e Kazakistan oppure la fusione della società ucraina del gas Naftogaz con il colosso Gazprom. O magari entrambe le cose. Richieste definite d'altronde «inaccettabili» da parte ucraina, dove sale l'insofferenza per l'atteggiamento «condiscendente» adottato dalla Russia.

Dall'incontro al vertice di ieri non è filtrato praticamente nulla. Alcuni analisti sostengono che l'incognita in grado di decidere il risultato della difficile operazione sia il processo in corso a Kiev contro Yulia Tymoshenko. L'ex premier ucraina, infatti, è accusata di abuso d'ufficio proprio per i contratti per le forniture di gas russo firmati nel 2009 direttamente con il collega russo Vladimir Putin: la procura ucraina li giudica causa di ingenti danni economici. Se condannata, è il ragionamento a Kiev, allora l'Ucraina avrà una motivazione in più per chiedere la revisione degli accordi e quindi delle tariffe.

Più in generale, sembra davvero agli sgoccioli il periodo di «avvicinamento» tra Mosca e Kiev scattato con l'arrivo di Yanukovich alla presidenza, lo scorso anno. Considerato di posizioni filo-russe, il capo di stato in realtà ha cercato di bilanciare la politica estera del suo Paese tra Est e Ovest, lasciando intravedere un crescente interesse per l'integrazione con l'Europa. Il pressing russo, tra l'altro, contribuisce alla progressiva presa di distanza: per le autorità ucraine «il sistema di gasdotti e Naftogaz sono le fondamenta della nostra sovranità», faceva notare ieri un altro alto funzionario a Kommersant. In assenza di un compromesso sui prezzi del gas, si ipotizza a Kiev, il dossier sarà portato in tribunale.

Le precedenti crisi del gas tra i due Paesi ex sovietici ha in precedenza messo in crisi le forniture verso l'Europa e questo spiega il braccio di ferro in corso: il controllo delle tubature che transitano su territorio ucraino implica in sostanza il controllo dell'export di metano russo verso Occidente.