25 aprile 2024
Aggiornato 16:30
La crisi del debito USA

Trattative serrate, accordo a portata di mano

Ancora in calendario alle 19 italiane il voto del Senato su testo Reid. Obama per il momento tace e il suo entourage preferisce la cautela

NEW YORK - Meno di due giorni al default americano, ancora nessun accordo tra democratici e repubblicani, ma la parola d'ordine a Washington è ottimismo. Perché le trattative «fanno significativi progressi», come ha detto nella notte il leader di maggioranza Harry Reid, e perché «un accordo è molto vicino», per usare le parole del capo dei senatori repubblicani Mitch McConnell.

Anche se entrambe le parti in causa continuano a ribadire che nulla è ancora definitivo e i dettagli del piano sono ancora da definire (McConnell con Cnn ha parlato di un pacchetto da 3.000 miliardi di dollari, senza aumenti delle tasse), la prospettiva che il default degli Stati Uniti, inevitabile se non sarà alzato il tetto del debito (ora a 14.294 miliardi di dollari) entro il 2 agosto, venga scongiurato con il raggiungimento di un'intesa è sempre più concreta.

Ci è voluto l'intervento del presidente Barack Obama, ieri attivamente tornato al tavolo delle trattative dopo la rottura della settimana precedente, e ci sono voluti gli appelli internazionali alla ragionevolezza, l'ultimo quello di oggi del nuovo direttore del Fondo Monetario Internazionale Christine Lagarde: «agiscano in modo responsabile, l'instabilità non è mai una buona idea», ha detto.

Obama per il momento tace e il suo entourage preferisce la cautela («non è ancora chiaro se ci siano alla Camera sufficienti voti repubblicani per fare approvare un eventuale compromesso», ha detto il consigliere del presidente David Plouffe), ma è chiaro che la situazione appare ora più favorevole rispetto ai giorni scorsi. Il primo segnale di distensione era arrivato ieri alle 22 (le 4 di notte in Italia), quando Reid ha posticipato alle 13 di oggi (le 19 in Italia) il voto del Senato sulla proposta democratica, un voto che, in presenza di una cornice d'intesa, potrebbe ora risultare inutile (il testo non ha speranza di essere approvato e ieri il Senato lo ha già bocciato in forma preventiva).

Per il momento bocche cucite sui dettagli di un possibile compromesso - «un accordo non c'è ancora, è presto per parlare dei dettagli», ha detto il democratico Chuck Schumer, membro della commissione Finanza del Senato - ma secondo indiscrezioni si starebbe discutendo su un piano di partenza che prevederebbe un aumento del tetto del debito fino a 2.800 miliardi di dollari e tagli alle spese poco superiori.

L'aumento, secondo quanto spiegato, avverrebbe in due fasi: la prima, immediata, sarebbe di 1.000 miliardi di dollari. In un secondo momento, invece, una commissione ad hoc avrebbe il compito di predisporre altri tagli per la parte restante per coprire i bisogni finanziari fino a fine 2012. Barack Obama ha detto in precedenza che si opporrebbe a qualunque accordo che preveda un nuovo voto del Congresso a breve scadenza, in modo da evitare che si debba riaprire il difficile dibattito prima delle elezioni presidenziali del novembre 2012.