25 aprile 2024
Aggiornato 19:00
La crisi del debito

USA sull'orlo del crac, appello di Obama: stallo pericoloso

Tra una settimana scade il tempo per un'intesa sul deficit

NEW YORK - Sette giorni per trovare un accordo sul debito degli Stati Uniti ed evitare un default che diffonderebbe il panico tra le Borse e gli operatori finanziari internazionali. Barack Obama è apparso in tv per spiegare lo stallo nelle trattative con i repubblicani, seguito pochi minuti dopo dal repubblicano John Boehner, presidente della Camera. Due discorsi in diretta uno dopo l'altro, ieri sera, che hanno lasciato democratici e repubblicani ancora distanti sul debito pubblico, e non fanno presagire un'intesa in tempi brevi per alzare il tetto del disavanzo.

Obama ha parlato in diretta dalla Casa Bianca alle nove di sera, in un breve discorso di meno di dieci minuti annunciato nel tardo pomeriggio. All'attacco diretto ai repubblicani il presidente ha fatto seguire un'apertura al compromesso, ma condita con un appello diretto agli americani, che ha invitato a «scrivere al vostro deputato» per mandare un messaggio d'insoddisfazione per un negoziato che si trascina da settimane senza risultati.

Obama ha citato Reagan, che «ha alzato il tetto del debito diciotto volte», per attaccare frontalmente senza mai nominarli i deputati vicini al Tea Party, che considerano Reagan una figura intoccabile: «Oggi i repubblicani alla Camera rifiutano un approccio che era stato di Reagan prima e poi di Bush e Clinton, e siamo a uno stallo pericoloso» che potrebbe provocare «il primo default degli Stati Uniti di sempre. Per la prima volta nella storia non avremmo i soldi per pagare i conti. Sarebbe un risultato sconsiderato e irresponsabile».

Né piace al presidente il piano che i repubblicani stanno cercando di portare al voto del Congresso, che alzerebbe il tetto del debito di 900 miliardi di dollari subito per poi aggiungerne altri 1.600 in gennaio 2012 in cambio di tagli alle spese di entità ancora non definita: «Un approccio che ci costringerebbe a rischiare di nuovo il default tra sei mesi e non eviterebbe i rischi per il nostro credit rating. Tra sei mesi la Camera ci minaccerebbe nuovamente con il default se non accettassimo il loro piano fatto di soli tagli. L'economia sarebbe in ostaggio». Insomma «un gioco pericoloso».

Molto meglio per Obama il piano in arrivo dal Senato sotto l'egida del capogruppo democratico Harry Reid, anche se rimarrebbero da affrontare, con quella proposta, i problemi della riforma della spesa sanitaria e per le pensioni.

Gli ha risposto poco dopo Boehner, che guida i negoziatori repubblicani. «La triste verità è che il presidente voleva un assegno in bianco sei mesi fa e vuole un assegno in bianco adesso. E questo non succederà», ha detto. La soluzione starebbe per Boehner semplicemente nel dire di sì al piano dei repubblicani, rifiutato in diretta tv da Obama pochi minuti prima: «Se il presidente lo firma, l'atmosfera di crisi che ha creato scomparirà. Il tetto del debito verrà alzato». Le parti sono dunque ancora distanti. Oggi, a una settimana esatta dalla data del possibile default, si ricomincia a trattare, sotto la minaccia di un taglio del rating da parte delle agenzie internazionali che diventa più probabile con ogni giorno che passa.