25 aprile 2024
Aggiornato 02:30
La crisi del debito

USA, a 8 giorni dal default su debito, negoziati ancora in stallo

In campo due proposte. E Obama potrebbe ancora agire d'imperio

NEW YORK - Mancano otto giorni alla data oltre la quale il Tesoro americano finirà i fondi per pagare gli interessi su 14.300 miliardi di debito pubblico. Gli Stati Uniti sono a poco più di una settimana dalla possibilità di dichiarare default e Casa Bianca e Congresso fanno gli straordinari per evitare il disastro finanziario: Barack Obama ha annullato gli appuntamenti elettorali previsti per stasera, fa sapere lo staff del presidente. Una notizia che fa pensare alla possibilità che il negoziato continui a ritmi serrati in vista di un accordo che però , più passa il tempo, più rischia di essere limitato.

Le due proposte rimaste in campo con qualche chance di fare da base per un'intesa sono una del capogruppo democratico al Senato Harry Reid e una del presidente della Camera John Boehner, repubblicano. Extrema ratio poi la possibilità che sia il presidente degli Stati Uniti ad alzare unilateralmente il tetto del debito, usando uno stratagemma legale che secondo alcuni studiosi sarebbe possibile in base al 14esimo emendamento alla Costituzione.

La proposta Reid prevede un aumento del tetto del debito di 2.400 miliardi di dollari, che dovrebbe bastare fino alla fine del 2012, più 2.700 miliardi di tagli alle spese. Quella di Boehner invece prevede 900 miliardi di innalzamento del tetto del debito da subito, con 1.200 miliardi di tagli di spesa. In gennaio ci dovrebbe poi essere un secondo innalzamento del debito per altri 1.600 miliardi con nuovi tagli che sarebbero decisi da una commissione parlamentare, e forse anche l'introduzione di un emendamento costituzionale che imponga il pareggio del bilancio primario. Quest'ultima è un'idea cara alla destra del partito repubblicano, ma particolarmente controversa perché avrebbe ben poche chance di passare al Senato, dove la maggioranza è democratica.

C'è poi la possibilità che Obama vinca le resistenze che ha finora mostrato ad appellarsi al 14esimo emendamento e alzare il tetto del debito d'imperio. L'ex presidente Bill Clinton ha detto di ritenerlo legalmente possibile, e ha spiegato che lui farebbe così per risolvere l'impasse. I mercati, intanto, osservano, finora senza reazioni pesantemente negative. E così anche le agenzie di rating, pronte a tagliare il merito creditizio degli Stati Uniti sotto il livello di Aaa, come non era mai successo nella storia.

Oggi intanto si è fatta sentire una voce ascoltata dai mercati, quella di Mohamed el-Erian, amministratore delegato di Pimco, il più grande fondo obbligazionario del mondo con oltre 1.000 miliardi di dollari in gestione. «Con ogni probabilità un compromesso politico dell'ultimo minuto eviterà il default ma lascerà il rating in una posizione estremamente vulnerabile», ha detto intervistato da Bloomberg.