Consumi alimentari a terra
Le famiglie non comprano più e perdono terreno anche gli esercizi commerciali considerati più convenienti come ipermercati e discount
ROMA - Altro che crisi finita. L’Italia stenta a ripartire e le famiglie continuano a tirare la cinghia, risparmiando ancora una volta sulla tavola. Lo dimostrano i dati Istat sul commercio al dettaglio a maggio, che evidenziano un andamento piatto, statico. I consumi alimentari nel mese sono calati dello 0,4 per cento rispetto ad aprile e dello 0,5 per cento nel confronto con lo stesso mese del 2010. Vuol dire che gli italiani non hanno i soldi e «tagliano» anche sulle spese «incomprimibili» come i generi alimentari, diminuendo qualità e quantità di cibo e bevande acquistati. Lo afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori, commentando il rapporto diffuso oggi dall’Istituto nazionale di statistica.
La «cura dimagrante» al carrello della spesa è evidente già guardando i dati relativi alla tipologia commerciale -osserva la Cia-. A maggio gli ipermercati crollano del 6,1 per cento, ma anche supermercati e hard-discount fanno segnare una variazione nulla su base annua.
Le cose non vanno meglio sul fronte della domanda -continua la Cia-. Nel 2011 calano drasticamente i consumi di frutta e agrumi (meno 8,7 per cento), pesce (meno 7,5 per cento), pane (meno 7,1 per cento), latte e formaggi (meno 6,3 per cento), carne rossa (meno 5,1 per cento).
Anche le prospettive per il resto del 2011 non sono affatto rosee: secondo le nostre stime gli acquisti domestici alimentari resteranno in territorio negativo -conclude la Cia- e contemporaneamente continuerà a crescere la quota di italiani che, proprio a causa delle difficoltà economiche, comprerà prodotti di qualità inferiore e ricorrerà quasi esclusivamente alle promozioni commerciali: era pari al 30 per cento nel 2010, salirà fino al 40 per cento quest’anno.