20 aprile 2024
Aggiornato 11:00
La crisi greca

Aiuti UE-FMI dipenderanno da decisioni Parlamento di Atene

Eurogruppo: «Aspettiamo il sì al nuovo Governo e al piano austerità»

LUSSEMBURGO - I ministri finanziari dell'Eurozona hanno deciso, a tarda notte ieri a Bruxelles, di non dare ancora il loro via libera all'erogazione dei 12 miliardi di euro della quinta tranche del prestito ad Atene da 110 miliardi, concesso un anno fa dagli Stati membri e dall'Fmi, per essere sicuri che il Parlamento greco dia la fiducia (domani) al nuovo governo Papandreu e approvi, alla fine del mese, il durissimo piano di austerità previsto dagli accordi con la 'trojka' Fmi-Bce-Commissione. Solo se vi sarà l'approvazione parlamentare delle leggi sul risanamento finanziario e sulle privatizzazioni da 50 miliardi di euro previste, i ministri dell'Eurogruppo procederanno all'esborso della quinta tranche a metà luglio, e contemporaneamente decideranno «i parametri principali di una nuova, chiara strategia finanziaria per Atene», ovvero di un nuovo piano di aiuti che questa volta comprenderà anche un «coinvolgimento volontario del settore privato», come si legge in un comunicato pubblicato dopo la fine della riunione, attorno all'1.45.

La partecipazione dei privati avverrà sotto forma di un «roll-over» dei titoli di Stato greci da loro detenuti, ovvero un loro rinnovo «volontario» al momento della scadenza. Questo comporterà una diminuzione dei bisogni di finanziamento di Atene, e quindi in una riduzione del nuovo prestito che sarà concesso dall'Eurozona e dall'Fmi. Il nuovo prestito dovrà permettere alla Grecia di continuare a finanziare il proprio debito fino al 2015, evitando di ricorrere al mercato fin quando i tassi d'interesse resteranno proibitivi.

Sebbene sembri ormai risolta la questione più controversa, quella sulla fattibilità e sulle modalità del coinvolgimento dei privati, l'esito dell'Eurogruppo, in realtà, è deludente se confrontato con la speranza che avevano suscitato la settimana scorsa le dichiarazioni del commissario Ue agli Affari economici e monetari, Olli Rehn. Il commissario si era detto convinto che i ministri finanziari avrebbero approvato in questa riunione l'esborso della quinta tranche del primo prestito per la Grecia, rimandando al loro prossimo incontro, l'11 luglio, solo le decisioni sul secondo prestito. Evidentemente, ha pesato molto sulla decisione dell'Eurogruppo la crescente incertezza politica in Grecia, e il rischio che l'impopolarità del programma lacrime e sangue imposto da Ue ed Fmi porti alla sconfitta parlamentare del governo Papandreu.

Rispondendo ai cronisti all'uscita, il presidente dell'Eurogruppo, Jean-Claude Juncker, ha cercato di metterci una pezza. «Ho sempre detto - ha sottolineato - che per sbloccare la quinta tranche del prestito, dovevamo prima... essere convinti in modo credibile che la Grecia faccia ciò cha promesso di fare durante i negoziati con l'Fmi, la Commissione e la Bce». Juncker ha ricordato che «la situazione politica in Grecia si è molto evoluta: ci sarà martedì in parlamento un voto di fiducia chiesto dal premier Papandreu e bisognerà poi attendere il voto finale sul programma (d'austerità, ndr): e siccome è stato fissato a fine giugno, dobbiamo evidentemente attendere questo voto: non posso immaginare per un secondo - ha osservato ancora - che ci impegnassimo a finanziare senza sapere se il Parlamento greco, dopo aver votato la fiducia al nuovo governo, come spero, si sarà fatto carico, in quanto Parlamento, degli obblighi della Grecia, essendo inteso, poi, - ha concluso Juncker - che sarà necessario un accordo fra le principali formazioni politiche del Paese».