7 maggio 2024
Aggiornato 12:00
Secondo uno studio della Cgia di Mestre

Con l'euro prezzi in aumento soprattutto al Sud

Dal 2001 rincari maggiori in Calabria (+29,2%) e Campania (+28,2%) contro una media italiana del 22,9%

ROMA - Da quando c'è l'euro i prezzi sono aumentati soprattutto nel Mezzogiorno. Secondo uno studio della Cgia di Mestre, dal 2001 (l'anno prima dell'arrivo della moneta unica) al marzo 2011 la media italiana di crescita dei prezzi è stata del 22,9% e le regioni meridionali sono in testa alla classifica dei rincari. La Calabria ha subito l'aumento più elevato (+29,2%), seguita da Campania (+28,2%), Sicilia (+25,1%) e Puglia (+24,6%). In coda ci sono invece il Molise (+20,6%), il Veneto (+20,5%) e all'ultimo posto la Toscana (+20,2%).

I rincari maggiori sono stati soprattutto per le bevande alcoliche e i tabacchi, con un +54,2% a livello nazionale. Significativo anche l'aumento dei costi per la manutenzione della casa e le tariffe di acqua ed elettricità (+33,6%). E rilevanti anche gli incrementi per i trasporti (+32,6%) e per i prodotti per la cura della persona, le assicurazioni e i servizi finanziari (+31,9%). L'unico settore che ha subito un calo dei prezzi è stato quello delle comunicazioni (-27,6%), ovvero i servizi telefonici e postali.

«La maggiore crescita dell'inflazione - spiega il segretario della Cgia, Giuseppe Bortolussi - non deve essere confusa con il costo della vita. Vivere al Nord è molto più costoso che nel Mezzogiorno. Altra cosa, invece, è analizzare la dinamica inflattiva in un determinato lasso di tempo. Certo - sottolinea - l'euro ha le sue responsabilità, ma la forte impennata al Sud è legata alla base di partenza dei prezzi, che nel 2001 era molto più bassa nel Mezzogiorno rispetto a quella del resto del Paese».

Questo però spiega solo in parte il boom inflattivo nel Mezzogiorno. «A condizionare questo risultato - sostiene il segretario - hanno concorso altre criticità molto concentrate al Sud. Mi riferisco al drammatico deficit infrastrutturale, alla presenza delle organizzazioni criminali che condizionano molti settori economici e produttivi, alla poca concorrenza nel campo dei servizi e, soprattutto, a un sistema distributivo delle merci molto arretrato e poco efficiente».