28 marzo 2024
Aggiornato 23:00
L’evoluzione della «specie»

«Tanto tuonò, che piovve»

Biogas: dal mais locale all’olio di palma della Malesia

CREMONA - «In una provincia dove sono già presenti 130 impianti a biogas (fra attivi, autorizzati e in costruzione, fra cui alcuni mega-impianti che nulla hanno a che fare con l’agricoltura alla quale, al contrario, sottraggono terra fertile) e dove spuntano come funghi le richieste di autorizzazione di parchi fotovoltaici (che, quando sono collocati a terra, ugualmente ‘divorano’ i campi coltivati), quello che ci chiediamo è se, davvero, fosse necessario autorizzare la realizzazione di un impianto per la produzione elettrica alimentato anche ad olio di palma proveniente dal sud est asiatico. Una ‘centrale’ che utilizzerebbe, inoltre, oli di colza, soia e girasole, di provenienza italiana o europea. Il tutto collocato nelle vicinanze di un allevamento di bovine da latte». E’ questa la riflessione proposta da Coldiretti Cremona, in merito al progetto, avanzato da un privato, di installare un impianto per la produzione elettrica alimentato a biomassa (olio vegetale) nel comune di Cappella de’ Picenardi.

Coldiretti Cremona esprime in modo deciso la propria preoccupazione, che fa il paio con le perplessità già avanzate dal Comune di Cappella de’ Picenardi, in occasione della Conferenza dei servizi, in merito ai possibili effetti della presenza di questa centrale a pochi passi da stalle e campi coltivati, da un’attività artigianale e da un centro sociale.
«Contestiamo – aggiunge Coldiretti Cremona – il fatto che si paghino fior di danari per incentivare la produzione di energia «pulita» e poi si autorizzino impianti che producono energia «sporca». Se la centrale situata a Cappella de’ Picenardi fosse alimentata con materia prima prodotta dall’altra parte del mondo (dacché non ci risulta che l’olio di palma sia una produzione tipica della pianura padana), e dunque con materia prima che ha percorso migliaia di chilometri per raggiungere la nostra provincia con conseguente inevitabile inquinamento, non sarebbe forse inficiata e stravolta la finalità stessa della produzione dell’energia pulita? Siamo in presenza di una contraddizione sulla quale non si può tacere».
Come più volte evidenziato, Coldiretti è favorevole alla produzione di energia dai campi, purché questo si inserisca in un circolo «virtuoso», in una logica di multifunzionalità dell’azienda agricola, e purché non si ponga in antitesi con la prospettiva economica fondamentale della nostra agricoltura, vale a dire la valorizzazione dell’agro-alimentare Made in Italy.

«Abbiamo contestato gli impianti a biogas poco o nulla collegati al tessuto agro-zootecnico territoriale, dunque non sostenibili sul piano ambientale. Lo stesso dicasi per i grandi impianti fotovoltaici su suolo. Con il medesimo approccio guardiamo a questo progetto e ci chiediamo se sia veramente necessario – prosegue l’Organizzazione degli imprenditori agricoli –. Al di là del caso specifico di Cappella de’ Picenardi, non possiamo accettare che il proliferare di impianti di bio-energia vada ad invalidare gli investimenti che le imprese agricole stanno affrontando per valorizzare le loro produzioni attraverso una forte identificazione con il territorio di appartenenza. E vale la pena di ribadire l’importanza della tracciabilità di ogni passaggio e di ogni elemento che si va ad introdurre nell’impianto a biogas».
«Come abbiamo più volte evidenziato – conclude Coldiretti Cremona – le autorità locali che autorizzano la realizzazione di questi impianti a nostro giudizio dovrebbero farlo con la consapevolezza di non operare solo una scelta tecnico-amministrativa, bensì di dare un preciso indirizzo al proprio territorio, e quindi di compiere un atto politico. Siamo di fronte a scelte che condizionano il futuro della nostra agricoltura, determinando il tipo di ambiente che consegneremo alle future generazioni. Scelte, dunque, da ponderare con la dovuta attenzione e da condividere con quanti operano e vivono sul territorio».